La prima fase della guerra tra Russia e Ucraina è stata caratterizzata dalla presenza di una minaccia esistenziale per l’Ucraina, la quale ha visto nelle prime settimane della guerra un vero e proprio rischio alla propria indipendenza. A seguito del ritiro delle forze russe dalle Oblast di Kyiv, Chernihiv e Sumy, il conflitto si è trasformato per le autorità di Kiev in una guerra volta a ripristinare l’integrità territoriale del Paese. Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha quindi costantemente richiesto ai partner occidentali l’invio di sistemi d’arma volti a conferire all’Ucraina le capacità atte a conseguire tale obiettivo. L’invio degli obici M777 ha rappresentato l’avvio del processo di progressiva dotazione dell’esercito ucraino di un arsenale di tipo occidentale, il quale ha conosciuto successivamente nuovi sviluppi con la consegna dei lanciarazzi multipli Himars, dei veicoli corazzati Bradley, dei carri Leopard e dei missili Storm Shadow.
Negli ultimi mesi le autorità ucraine hanno costantemente richiesto l’invio di aerei da combattimento F-16 Fighting Falcon, al fine di incrementare le proprie capacità aeree. Tale richiesta reiterata per diversi mesi ha visto una costante indecisione da parte di Washington, a cui ha fatto da contraltare una certa apertura da parte di alcune nazioni europee alla fornitura di tali velivoli. Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una significativa svolta sul tema, a seguito della decisione da parte del Presidente americano Joe Biden di addestrare i piloti ucraini all’impiego degli F-16, nonché una dichiarazione ufficiale da parte di quest’ultimo circa la volontà degli Stati Uniti di dare luce verde all’export dei velivoli da parte degli alleati europei.
Quale storia hanno gli F-16
Il progetto dell’F-16 affonda le proprie radici negli anni Sessanta, durante tale periodo, un’improbabile coppia composta dall’asso dell’aviazione John Boyd e dal matematico Thomas Christie sviluppò la energy maneuverability theory, al fine di analizzare le performance di un aeromobile da guerra. La teoria concludeva come fosse necessario un velivolo leggero in grado di manovrare con il minor dispendio possibile di energia. La teoria della strana coppia guadagnò credito e nel 1969 essi ottennero l’erogazione di fondi da parte del dipartimento della Difesa per studiare un velivolo basato su tale teoria. Due delle sei proposte presentate da Boyd vennero approvate, una delle due era il progetto del Lightweight Fighter. Nell’ambito di tale iniziativa furono due le compagnie a ottenere i fondi per sviluppare gli aeromobili, la General Dynamics e la Northrop, rispettivamente con l’YF-16 e l’YF-17.

La competizione tra i due prototipi venne vinta dall’YF-16, dimostratosi superiore. La produzione su vasta scala venne infine avviata nel 1975 e il velivolo venne denominato F-16 Fighting Falcon. Durante gli anni Ottanta gli F-16 andarono incontro ad un progressivo processo di aggiornamento e potenziamento, il quale rese tali velivoli, originariamente concepiti come caccia da superiorità aerea, dei caccia multiruolo caratterizzati da grande flessibilità operativa.
Dove sono stati impiegati questi caccia
Gli F-16 videro paradossalmente il loro battesimo del fuoco in operazioni non condotte dagli Stati Uniti, nello specifico l’abbattimento di un elicottero Mi-8 siriano da parte dell’aviazione israeliana sulla Valle del Bekaa e la ben nota Operazione Opera, terminata con il pesante danneggiamento del reattore nucleare iracheno di Osirak.
L’F-16 venne impiegato per la prima volta in un conflitto su vasta scala durante la Guerra del Libano del 1982, meglio nota come Operazione Pace in Galilea. L’aviazione israeliana impiegò prevalentemente il velivolo come caccia da superiorità area durante il conflitto, eseguendo però anche operazioni di attacco al suolo. L’F-16 si dimostrò largamente superiore alle controparti sovietiche, abbattendo un gran numero di aeromobili nemici. Il primo impiego da parte degli Stati Uniti si ebbe durante l’Operazione Desert Storm, passata alla storia come Guerra del Golfo. In questo caso l’F-16 venne utilizzato prevalentemente per ingaggiare le unità Sam irachene, conducendo più sortite di qualsiasi altro aeromobile. In generale durante le varie esperienze operative il velivolo ha dimostrato una grande efficacia, unita a un’impressionante versatilità.


Che impatto possono avere sul conflitto
Gli F-16 raggiungono una velocità di Mach 2.05 (circa 2100 km all’ora) e un raggio operativo di combattimento di 546 km. L’aeromobile dispone di un cannone M61A1 Vulcan da 20 mm e può trasportare tre categorie di missili: aria-aria, aria-terra e antinave. Esso può all’occorrenza essere equipaggiato con lanciarazzi e bombe di vario tipo. Attualmente le nazioni europee maggiormente disposte a fornire aeromobili F-16 all’Ucraina risultano essere Belgio, Danimarca, Norvegia e Paesi Bassi. Queste quattro nazioni annoverano un inventario di oltre 60 velivoli nei magazzini ed oltre 100 in servizio attivo.
Un’indiscrezione di alcuni esponenti dell’Air Force ha rivelato come l’addestramento dei piloti ucraini all’impiego degli F-16 richiederà solo quattro mesi, tempistiche nettamente inferiori a quanto originariamente stimato, ma non atte a garantire l’arrivo degli aeromobili in tempo per la prevista controffensiva. Il portavoce dell’aviazione ucraina Yuri Ignat ha asserito che il Paese riceverà diverse decine di F-16, i quali arriveranno con la cadenza di uno scaglione (12 esemplari) alla volta. Nei fatti difficilmente gli F-16 si riveleranno un game changer, tali velivoli non risultano assolutamente atti a svolgere la funzione di soppressione delle difese aeree russe, né tantomeno a garantire una superiorità aerea (anche solo locale) ingaggiando le controparti russe. Gran parte dei combattimenti aerei infatti viene decisa alla distanza Beyond Visual Range, piuttosto che nelle dogfight rese celebri dal film Top Gun. I velivoli russi presentano infatti radar migliori e missili aria-aria aventi un raggio più esteso, risultando dunque avvantaggiati su tale fronte.
Gli F-16 potranno però avere un certo impatto sul conflitto su due fronti differenti, uno di natura difensiva e l’altro di natura offensiva. Tali aeromobili possono infatti incrementare le capacità della difesa aerea ucraina intercettando i missili russi in fase di volo, coordinandosi con i sistemi Patriot. Ciò consentirebbe di limitare quindi le capacità russe di danneggiare la rete energetica ucraina e di colpire infrastrutture civili, limitando la perdite civili. Contestualmente gli F-16 incrementerebbero inoltre le capacità ucraine di eseguire attacchi missilistici a lungo raggio. Tali velivoli possono infatti trasportare sistemi missilistici aria-terra Agm-158 Jassm dotati di una possente testata da 450 kg e un raggio di 370 km.
Detti missili possono svolgere una funzione complementare a quella degli Storm Shadow, colpendo quindi i depositi di munizioni, le concentrazioni di truppe e le strutture logistiche russe lontano dalla linea del fronte. Al contempo gli F-16 sono inoltre atti a trasportare due missili antinave Agm-84 Harpoon, dotati di un raggio di 220 km (nettamente superiori alle controparti lanciate da terra) e una testata di 221 kg. L’impiego degli Harpoon integrato con i droni navali ucraini, potrebbe potenzialmente provocare enormi danni alla menomata Flotta del Mar Nero russa, da diversi mesi paralizzata nei porti della Crimea occupata. Ciò comporterebbe un ulteriore isolamento della Penisola, i cui collegamenti con la Federazione russa hanno già risentito fortemente del danneggiamento del ponte sullo stretto di Kerch.
L’arrivo degli F-16 in Ucraina segna un ulteriore passo in avanti verso il processo di transizione dell’esercito ucraino da una forza ex sovietica ad una forza dotata di un arsenale occidentale e caratterizzata da un sempre crescente grado di interoperabilità con l’Alleanza Atlantica. A partire dall’aprile 2022 con l’arrivo degli obici M777 si è assistito a una fortissima crescita relativa della qualità delle forze ucraine rispetto alla controparte russa. Al costante logoramento della prima, ha fatto da contraltare un costante rafforzamento della seconda grazie all’arrivo di sistemi d’arma occidentale che ne hanno rafforzato le capacità esistenti e conferito di nuove. Per lo stanco esercito russo, sempre più impossibilitato a ricevere sistemi d’arma moderni grazie alle sanzioni, sarà sempre più difficile far fronte a tale processo.