La recente visita in Russia del leader nordcoreano Kim Jong-un, ha riaperto la questione legata alla fornitura di armi da parte di Pyongyang a Mosca per sostenere il suo sforzo bellico in Ucraina. Sappiamo che la Corea del Nord ha già inviato munizionamento da artiglieria: sia proiettili per obici sia razzi per sistemi Mlrs (Multiple Launch Rocket System) tipo “Grad”.
Negli ultimi giorni dai canali non ufficiali di informazione russi, si è diffusa la voce della possibile trattativa per l’acquisizione del Mlrs nordcoreano Kn-09, sostanzialmente un derivato locale del russo Bm-30 “Smerch” oppure del cinese A-100. Questo sistema può lanciare razzi da 300 millimetri che avrebbero una portata massima di 200 chilometri e a quanto pare sono dotati di un qualche tipo di sistema di guida di precisione, come si evince dalle alette sull’ogiva dell’ordigno.
A fronte di questa ormai palese fornitura di armamenti nordcoreani, occorre pertanto analizzare cosa la Russia potrebbe dare in cambio alla Corea del Nord.
Considerando che il regime di Pyongyang da tempo è dedito alle importazioni illecite di idrocarburi (principalmente derivati del petrolio e greggio) che viene effettuata attraverso trasbordi da navi cisterna “pirata” in mare aperto, e considerando che la Cina sostiene l’economia nordcoreana per quanto riguarda i generi di prima necessità – se pur non in modo da garantire il benessere diffuso della popolazione – è ragionevole pensare che Mosca potrebbe offrire “quello che manca” alla Difesa della Corea del Nord.
Caccia per l’aviazione di Kim
Sappiamo, ad esempio, che il cacciabombardiere di punta dell’aeronautica militare nordcoreana è il MiG-29, di cui può disporre in circa 35 esemplari: un velivolo ormai obsoleto per il campo di battaglia moderno. La Kpaaf schiera, soprattutto, una linea di velivoli che sembra uscita da un museo della Guerra Fredda: bombardieri Il-28, MiG-21, MiG-23, Su-7, i cinesi F-5, J-6 e J-7 (copie di velivoli sovietici) e Su-25. In totale, secondo l’Iiss (International Institute for Strategic Studies), ci sarebbero circa 500 velivoli da combattimento in grado di volare nel Paese, ma tutti obsoleti o perfino vetusti, quindi inadatti ad affrontare i velivoli moderni occidentali.
La visita di Kim Jong-un allo stabilimento Sukhoi di Komsomolsk sull’Amur potrebbe essere il primo atto della vendita/scambio di nuovi cacciabombardieri a Pyongyang, che potrebbero essere, secondo la nostra analisi, di tre tipologie diverse.
Innanzitutto ci sono immediatamente disponibili i Su-35E prodotti per l’Egitto che non sono mai stati consegnati: i caccia sono stati offerti successivamente all’Indonesia, che ha preferito optare per gli F-15EX, e a quanto sembra anche all’Iran. Questi velivoli, fabbricati in versione export quindi con sistemi avionici differenti e meno capaci rispetto a quelli montati sulle versioni in uso nelle Vks (le forze aerospaziali russe), sebbene non siano all’altezza delle aspettative dei Paesi a cui sono stati offerti in precedenza (da qui la loro attuale disponibilità), potrebbero rappresentare comunque un passo avanti per la Kpaaf. La seconda opzione potrebbe essere rappresentata dal Su-57E: Mosca da tempo cerca acquirenti per il suo caccia di quinta generazione, ma le problematiche legate al suo sviluppo (questioni legate alla motorizzazione principalmente), non ne fanno un caccia ambito. La terza possibilità, sebbene più remota, è data dal Su-75 “Checkmate”. Il nuovo velivolo, per ora solo realizzato in modello, è definito dalla Uac come un caccia leggero dalle caratteristiche stealth a basso costo. Presentato al Maks, il salone internazionale dell’aerospazio, di Mosca nel 2021, ancora non ha avuto ordini ed è rimasto nei disegni del bureau Sukhoi.
Possibili forniture ipersoniche
La Russia ha da offrire anche tecnologia, e Pyongyang potrebbe essere interessata a quella nel settore missilistico.
Sappiamo che il regime nordcoreano ha affermato a settembre del 2021 di aver testato un “missile ipersonico”, ma molto probabilmente si tratta di un comune vettore balistico con capacità di manovra, ovvero un Marv.
La tecnologia ipersonica russa è la più avanzata insieme a quella cinese in questo momento storico: Mosca ha schierato il vettore Kh-47M2 “Kinzhal”, utilizzato nel conflitto ucraino, e la testata Hgv (Hypersonic Glide Vehicle) “Avangard” e si accinge a far entrare in servizio il missile da crociera (antinave/land attack) 3M22 “Zircon”. Pyongyang pertanto potrebbe richiedere un passaggio tecnologico in tal senso.
Navi e sistemi di guida
Non è da escludere che la Corea del Nord possa richiedere ulteriori tecnologie volte a migliorare il suo strumento navale: il recente varo del primo sottomarino lanciamissili “tattici” (un artificio linguistico per evitare l’espressione balistica che implicherebbe un più lungo raggio d’azione) dimostra come, nonostante l’evidente aiuto esterno (facilmente russo), la cantieristica navale nordcoreana sia ancora non all’altezza dei compiti richiesti dal regime (la deterrenza strategica).
Tornando al settore missilistico, è possibile che Pyongyang richieda a Mosca aiuto per i sistemi di guida dei suoi vettori balistici, sui motori ma soprattutto sui combustibili, nonché sulla meccanica stessa.
Infine non è nemmeno da escludere la possibilità che la Russia possa in qualche modo sostenere il programma nucleare nordcoreano, che come sappiamo è stato fondato proprio dall’Unione Sovietica sebbene il sostegno di Mosca sia progressivamente scemato nel corso dei decenni al punto da osteggiare apertamente la possibilità di una Corea del Nord dotata di ordigni nucleari, aderendo alle sanzioni internazionali emanate dall’Onu in concomitanza con la ripresa dei test nucleari nordcoreani, dimostrando come il Cremlino, nel corso degli ultimi 30 anni, resti allineato alla politica di non proliferazione nucleare che sostiene anche nei confronti dell’Iran.