Londra osserva continuamente i movimenti delle unità russe al largo delle sue coste. Lo fa da sempre, almeno dalla Guerra Fredda. E quel passaggio che collega le basi della Flotta del Nord all’Atlantico e che costeggia le acque del Regno Unito è il teatro di un costante duello tra la Marina britannica e quella di Mosca. Lo era ai tempi in cui c’era l’Unione Sovietica, e lo è ancora oggi con lo scontro sempre più acceso tra il blocco occidentale e il Paese guidato da Vladimir Putin.
Per la Royal Navy, il lavoro non si è fermato nemmeno nel periodo natalizio. Il quotidiano britannico The Telegraph ha raccontato in questi giorni di come la fregata HMS Westminster abbia fatto una sosta nelle isole Shetland senza mai interrompere la sua attività principale: controllare i sottomarini russi attraverso il suo sistema di sonar in grado di intercettare qualsiasi movimento nemico. La nave, come confermato anche dall’account Twitter dell’unità della Royal Navy, è ripartita in questi giorni a nord della Gran Bretagna esercitandosi anche con la Guardia costiera. Ma la missione più importante resta sempre quella di monitorare attraverso il suo lungo cavo srotolato a poppa il passaggio di tutte le unità russe che solcano quei mari.
Gli analisti ricordano che questo è un periodo abbastanza comune per la “caccia” alla flotta russa. In questa fase dell’anno, con l’arrivo del Natale ortodosso, è molto facile che le navi della flotta di Mosca e i suoi sommergibili si avvicinino verso casa, in particolare nella base di Severomorsk. E questa coincidenza temporale fa sì che anche la Royal Navy si muova in superficie e negli abissi per osservare più da vicino i mezzi della Flotta del Nord.
Per Londra si tratta di un problema sempre molto rilevante. Le attenzioni britanniche nei confronti della potenza navale russa sono altissime, sia perché Mosca rappresenta uno dei principali avversari strategici del Regno e della Nato, sia perché le sue coste sono spesso oggetto di transito delle unità del Cremlino, che dalle basi settentrionali si spingono verso l’Atlantico per dirigersi in larga parte nel Mediterraneo. Il passaggio a nord della Gran Bretagna così come a sud, attraverso il canale della Manica, scatena molto spesso le reazioni della marina e dell’aviazione del Regno, tanto che in molti sottolineano il fatto che queste manovre russe, oltre a passaggi obbligati per andare verso i “mari caldi” rappresentano anche continui test sulle reazioni della Difesa inglese. La Russia non ha mai smentito questo tipo di letture e, nel corso degli ultimi anni, è sorto anche dall’altra parte il desiderio di testare le reazioni avversarie specialmente sul fronte orientale dell’Europa. Il Regno Unito difficilmente potrebbe fare incursioni nelle acque più vicine alle coste settentrionali della Federazione Russa, ma sfrutta la presenza in Estonia, le missioni di “air policing” sul fronte orientale e eventuali operazioni nel Mar Nero per provocare Mosca.
Questo gioco tra Russia e Regno Unito interessa, come ovvio, anche gli Stati Uniti. Come a Londra non hanno ma rimosso il problema russo dai primi punti dell’agenda della difesa, così anche a Washington il pensiero è rivolto non solo alla nascente potenza navale cinese, ma anche a quella del vecchio nemico della Guerra Fredda. I sottomarini Usa fanno spesso tappa nelle basi navali in territorio britannico. E il controllo del Giuk Gap, il corridoio che che unisce idealmente Groenlandia, Islanda e Regno Unito e che rappresenta lo sbarramento strategico per i sommergibili russi che vogliono entrare nell’Atlantico, è di interesse strategico tanto per Londra che per Washington. Controllare il passaggio di queste unità, soprattutto in una fase in cui la potenza sottomarina di Mosca è apparsa in forte ascesa, è importante anche per il Pentagono. Motivo per cui le missioni della Royal Navy, a caccia di mezzi russi in vista del Natale ortodosso, saranno sicuramente analizzate anche Oltreoceano.