Lo Stretto di Taiwan separa le coste della Repubblica popolare cinese da quelle della Repubblica di Cina. Sono appena 150 i chilometri marittimi che, in linea d’aria, dividono la Cina da Taiwan. In ballo c’è sempre il futuro dell’isola. Che dal canto suo, nonostante sia riconosciuta come Stato da appena 12 Paesi, continua a ritenersi entità indipendente e autonoma da Pechino, mentre il governo cinese la ritiene una sua provincia, o meglio, una provincia ribelle.
Il rischio che Xi Jinping possa lanciare un’offensiva per riannettere Taiwan alla mainland è sempre più alto, e cresce, secondo gli analisti, di pari passo con l’aumentare delle tensioni regionali e internazionali. Al netto di catastrofi, scenari apocalittici e allarmi, per il momento non è successo niente di simile. Eppure i segnali nefasti non mancano, a cominciare dalle esercitazioni militari sempre più imponenti effettuate dal Dragone, dal rafforzamento dei legami militari tra gli Stati Uniti e Taipei, e dall’assidua preparazione delle forze di taiwanesi ad un possibile confronto con la Cina.
Se Taiwan ha dato il via alle esercitazioni militari annuali Han Kuang, volte a testare la capacità del personale militare taiwanese di coordinarsi e lanciare una risposta ad una ipotetica invasione cinese, in diversi scenari possibili, anche la Cina ha messo in pratica qualcosa di simile. Già, perché se la questione taiwanese dovesse incendiarsi, il rischio di un’escalation, e quindi di una guerra con più attori coinvolti, potrebbe travolgere anche Pechino. O almeno, le sue città più vicine all’epicentro dello scontro.

Le esercitazioni civili di Xiamen
Il South China Morning Post ha raccontato cosa è accaduto a Xiamen, centro costiero cinese situato nella provincia del Fujian. Le autorità locali hanno rinnovato le loro esercitazioni annuali di difesa aerea in tutta la città, con oltre 600.000 persone coinvolte.
Il test di allarme aereo si tiene ogni anno a Xiamen dal 2001, ma l’esercitazione andata in scena la scorsa settimana è stata la prima dalla riforma del sistema di mobilitazione della difesa nazionale del Paese. Secondo i media locali, le manovre hanno coinvolto civili e forze di difesa aerea, vigili del fuoco, rappresentanti dell’azienda elettrica statale e professionisti medici, che hanno svolto “importanti esercitazioni di protezione e salvataggio”.
I residenti hanno inoltre imparato a trovare il rifugio più vicino utilizzando una nuova app, e sono stati istruiti su come distinguere tra vari tipi di avvisi di attacco aereo. Chen Yuhuang, vicesindaco della città, ha affermato che l’esercitazione fa parte dello sforzo per migliorare il “coordinamento del lavoro di mobilitazione della difesa nazionale” e la sua “risposta rapida come forza di supporto”.
La “difesa aerea civile”
Più nello specifico, l’esercitazione in questione fa parte degli sforzi di Xiamen per migliorare il suo lavoro nel renmin fangkong, o difesa aerea civile, una difesa che ha sostanzialmente lo scopo di proteggere i civili, durante un attacco, attraverso rifugi come scantinati e tunnel.
Il concetto di difesa aerea civile può essere fatto risalire agli anni Cinquanta, quando Mao Zedong lanciò una massiccia campagna per scavare tunnel in profondità e immagazzinare risorse alimentari in caso di attacchi nemici. Da allora, la strategia è stata combinata con lo sviluppo economico e il miglioramento della qualità delle infrastrutture cinesi, all’insegna di una nuova perifrasi: “Combinare il tempo di pace con il tempo di guerra”.
Dalla fine dello scorso anno, i governi provinciali e cittadini hanno istituito uffici di mobilitazione della difesa nazionale per “rafforzare la mobilitazione della difesa nazionale e la costruzione di forze di riserva”.
Ricordiamo che Xiamen era in prima linea negli attacchi aerei durante la seconda crisi dello Stretto di Taiwan (anni Cinquanta) ed è considerata come un probabile obiettivo di attacco aereo in una possibile, nuova guerra nello Stretto.
Le province costiere del Guangdong, dello Zhejiang e del Fujian sono al centro della difesa aerea civile, non solo a causa delle tensioni nello Stretto di Taiwan, ma anche a causa delle turbolente vicende che coinvolgono la Cina nei mari della Cina orientale e meridionale.