Boris Pistorius, esponente del Partito Socialdemocratico (Spd), sarà il prossimo ministro della Difesa della Germania al posto della dimissionaria Christine Lambrecht, travolta dalle critiche politiche e dalle gaffe dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
Il cancelliere Olaf Scholz nel varare il primo ricambio di peso nel suo governo formato da Spd, Verdi e Liberali (Fdp) ha scelto il 62enne Ministro dell’Interno del Land della Bassa Sassonia, in carica dal 2013 e dal 2017 deputato al Bundestag, celebre per aver assunto da Sinistra posizioni di tolleranza zero contro il terrorismo islamista, gli estremismi politici di ogni colore (sia i neonazionalisti Npd che i gruppi estremisti di sinistra Antifa), la criminalità informatica.
Cosa aspettarsi da Pistorius per la difesa della Germania
Un Marco Minniti tedesco, potremmo dire, con posizioni da sceriffo sull’ordine pubblico, attento ai temi della sicurezza nazionale, tanto da simulare nel 2017 un’esercitazione di risposta all’attacco di infrastrutture critiche nel suo Land. E che dal febbraio 2022 si è schierato convintamente nel sostegno all’Ucraina: in primo luogo, rendendo la Bassa Sassonia uno dei Laender più accoglienti. L’ex caserma della guardia di frontiera federale di Bad Bodenteich, nel distretto di Uelzen, ha ospitato 1.400 dei 5.100 profughi accolti negli alloggi pubblici controllati dal governo locale di Hannover. In quest’ottica, Pistorius ha promosso una cooperazione attenta tra Hannover e Berlino che gli ha attratto addosso l’attenzione di Scholz.
In secondo luogo, Pistorius ha lanciato la strategia di criminalizzazione dei simboli dell’invasione russa paragonandoli a quelli che richiamano il regime nazista. “Chiunque esprima pubblicamente approvazione della guerra di aggressione del presidente russo Vladimir Putin all’Ucraina attraverso il simbolo “Z” deve aspettarsi conseguenze criminali in Bassa Sassonia”, ha sottolineato in un’intervista radio già a marzo. Posizione radicale e durissima, ma non certamente viziata da una pregiudiziale antirussa: nel 2018, infatti, lo stesso Pistorius chiedeva la revisione delle sanzioni a Mosca.
In terzo luogo, Pistorius ha colto dall’inizio la dimensione europea della crisi ucraina e si è coordinato con gli altri Laender per promuovere il ricollocamento dei rifugiati in Europa e il sostegno a Kiev. Su questi temi ora bisognerà capire in che misura la sua nomina condizionerà il sostegno tedesco all’Ucraina.
Sul piano politico il quadro è chiaro: avanti, ma con gradualità. Rheinmetall, il principale produttore d’armi tedesco, ha raffreddato l’entusiasmo di Kiev sulla fornitura di carri armati Leopard 2 all’Ucraina, spiegando che non avverrà prima del 2024. Scholz è disposto ad aprire alla vendita da parte di Paesi terzi di sistemi d’arma a Kiev e deve impostare il piano di riarmo del Paese, foriero di conseguenze industriali e strategiche.
Difficile che Pistorius possa modificare incisivamente questa linea e cambiarla in profondità. La realtà dei fatti sta nella chiarezza delle parole di Scholz, che ha resistito alle centrali politiche più radicalmente atlantiste nell’alzare l’asticella del confronto con la Russia e non intende derogare a una linea prudente. Ma questo non significa appiattirsi come complici di Vladimir Putin, bensì pesare interessi e strategie. Lambrecht è caduta perché durante il suo mandato da ministro sono andate contemporaneamente in testacoda sia la strategia di sostegno a Kiev che quella, prioritaria, della nuova sovranità industriale tedesca in materia di Difesa. Berlino non si può permettere errori del genere.
Il compito di Pistorius sarà impostare una scala di priorità ed espandere nuovamente l’impegno tedesco di fronte ad alleati e partner. Mostrando quella serietà e la competenza che a Lambrecht facevano difetto. Il primo appuntamento sarà il 20 gennaio a Ramstein, con la riunione del gruppo di contatto dei supporter dell’Ucraina: a Pistorius il compito di spiegare le legittime priorità tedesche di fronte all’escalation militare spinta di queste settimane. E di difendere la trincea pragmatica di Scholz che mira a preservare stabile una Repubblica Federale già colpita dalla guerra senza far venir meno il sostegno, non incondizionato e finalizzato a una mediazione politica, a Kiev.