Parafrasando la famosa frase di Gary Lineker sulla nazionale di calcio tedesca, si può dire che l’industria europea è un gioco semplice: tanti Stati combattono su diverse questioni e alla fine vincono i tedeschi. La Germania può segnare un punto importante nella sua “svolta epocale” e nella ristrutturazione della geopolitica europea dopo la guerra in Ucraina alla luce dell’accordo tra la tedesca Rheinmetall e l’azienda ucraina Ukroboronprom, la Leonardo di Kiev, una monocompany a azionariato-guida pubblico che riunisce tutti i principali marchi della Difesa del Paese.

Rheinmetall e Ukroboronprom formeranno una joint venture al 51% sotto il controllo tedesco che porterĂ  in Ucraina competenze e tecnica tedesca per riparare carri armati ed altri veicoli da guerra di Kiev direttamente nel Paese invaso dalla Federazione Russa. Una mossa del cavallo che smarca Berlino, forse definitivamente, dall’accusa che la vede poco attiva nel sostegno a Kiev e che apre le premesse di una grande strategia con cui la Repubblica Federale intende, nel secondo tempo della partita ucraina, rilanciarsi.

Schierare Rheinmetall, colosso industriale tedesco e primo appaltatore della Difesa nazionale, in Ucraina significa porre le premesse per un ingresso in forze delle filiere industriali germaniche dopo la guerra. Mossa prodomica all’inserimento di Kiev nella sfera geoeconomica di Berlino in vista di un possibile ingresso del Paese nell’Unione Europea.

Una mossa tutt’altro che scontata ma che può condizionare notevolmente le traiettorie future dell’Ucraina in guerra e non solo. Kiev non sarĂ  piĂą solo dipendente dagli aiuti militari occidentali, ma potrĂ  co-produrre componentistica di assistenza tecnica, decisiva per far funzionare le armi e i mezzi occidentali. PotrĂ  sul campo avviare una strategia industriale che la renda parzialmente autonoma nel rispondere alle pressioni che giungeranno dal fronte e iniziare a costruire legami solidi con la Germania, prima manifattura d’Europa. Rheinmetall aveva giĂ  da tempo messo l’Ucraina nel mirino e intende arrivare a produrre carri armati come i Leopard direttamente nel Paese esteuropeo. E il cancelliere Olaf Scholz, che ha visto l’esaurimento della spinta propulsiva della “GeRussia” edificata da Angela Merkel, ha giĂ  da tempo previsto di voler prenotare per la Germania il futuro dell’Ucraina.

GiĂ  a ottobre, annunciando il Piano Marshall per Kiev”, Scholz aveva mostrato di avere le idee ben chiare su dove l’asse Berlino-Kiev dovesse andare a parare. Economia, industria, produzioni congiunte e dossier legati allo sviluppo di un sistema coerente e integrato sono i punti su cui Scholz e il suo governo vogliono conquistare Volodymyr Zelensky e l’esecutivo di Kiev. Il quale mano a mano che la guerra proseguiva, non a caso, ha smorzato le dure e spesso pretestuose critiche su una Germania che per l’Ucraina si è spesa e dal conflitto è stata anche danneggiata, come dimostrato dallo tsunami energetico del 2022 e dal sabotaggio di Nord Stream 2.

La grande tempesta ucraina non ha però sommerso la Germania. Rheinmetall anticipa tutti i grandi concessionari europei, britannici e americani siglando un accordo-quadro che a Ukroboronprom porterĂ  in dote progetti, possibilitĂ  di creazione di posti di lavoro specializzati e, soprattutto, tecnologie innovative d’ambito occidentale. Iniziando a spingere l’Ucraina a “pensare europeo” in tutto e per tutto. La Difesa, poi, potrĂ  essere un settore in cui l’Ucraina potrĂ  fare per la Germania ciò che i Paesi del gruppo Visegrad fanno nel comparto automobilistico e dei macchinari: fornire maestranze e competenze tecniche notevoli per una catena di subfornitura integrata e funzionale a un export tedesco che la buona prova data dalle armi germaniche sul campo di battaglia potrĂ  espandere.

Alessandro Ercolani, Ceo di Rheinmetall in Italia, dialogando con l’analista militare Amedeo Maddaluno ha di recente sottolineato che nel mercato mondiale della difesa dopo la fine del conflitto a Est “ci sarĂ  probabilmente un vuoto mondiale da parte dell’offerta russa: questa è un’opportunitĂ ” per Paesi come la Germania. “Nonostante la Cina e la Turchia siano giĂ  leader in termini di prezzo ed abbiano comodi accessi a materie prime con un costo del lavoro piĂą basso rispetto a quello occidentale, l’Europa mantiene ancora una competenza tecnologica molto alta”. E Rheinmetall, spinto dalla “Svolta epocale” della Germania e dalla corsa della spesa militare Nato e non sola può acquisire nuovi mercati. In un sistema in cui, per competenze e integrazione delle filiere, anche l’Italia dovrebbe avere interesse a garantire un percorso ordinato di Kiev verso l’Europa. Roma può puntare sull’Ucraina come retroterra industriale fondamentale per accorciare catene del valore e di fornitura dopo la fine della guerra. E seguire la Germania nell’unire le catene del valore strategiche in settori critici come la Difesa può essere un’opportunitĂ  valida, capace di bilanciare il Paese tra filiere atlantiche e filiere europee.

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