Il generale Jean-Pierre Bosser, oggi ex capo di Stato maggiore dell’Esercito francese, già nel 2018, mentre era in carica, aveva affermato di aspettarsi una cooperazione “difficile” con la Germania sul Main Ground Combat System (Mgcs), ovvero il programma franco-tedesco per un nuovo carro armato per sostituire i Leopard di Berlino e i Leclerc di Parigi. Il generale Bosser aveva detto, come ricorda Zone Militaire, che “non dobbiamo minimizzare le difficoltà che incontreremo in questo progetto”, riferendosi alle differenze dottrinali riscontrate da entrambe le parti. Inoltre riferisce come “gli scambi saranno senza dubbio più complicati” per la “parte industriale”.
Le parole del generale assumono oggi il carattere di una profezia: l’Mgcs è, a tutti gli effetti, bloccato, in particolare a causa di una disputa tra la francese Nexter e la tedesca Rheinmetall riguardante l’armamento principale. Originariamente la collaborazione industriale non avrebbe dovuto evidenziare problemi di sorta, in quanto il programma doveva essere guidato da Knds, una joint venture formata da Nexter e Krauss-Maffei Wegmann. Berlino, successivamente, ha imposto un terzo attore, ovvero Rheinemetall, che dal punto di vista francese ha sconvolto gli equilibri.
Secondo il produttore francese, il suo cannone da 140 millimetri Ascalon (Autoloaded and Scalable Outperforming Gun) sarebbe la soluzione ottimale mentre il gruppo tedesco ritiene che il pezzo L/51 da 130 millimetri, associato a un caricatore automatico che descrive come “allo stato dell’arte”, sarebbe il più appropriato. Resta il fatto che tanto è bastato per bloccare, nuovamente, il programma Mgcs, che si trova fermo alla fase di studio preliminare che continua ad essere estesa temporalmente per mancanza di accordi sulla ripartizione industriale, che deve rispettare una condivisione dei compiti 50-50 tra francesi e tedeschi.
A dicembre dell’anno scorso il ministro della Difesa di Parigi, Florence Parly, aveva affermato che “la palla è nel campo degli industriali tedeschi, in particolare a Rheinmetall. Quindi devono trovare tra di loro le condizioni di un accordo per ripartire i compiti e il lavoro”, scaricando le responsabilità sui teutonici, ma la verità, come sempre accade, si trova nel mezzo.
Se è vero che i tedeschi sembrano voler “fare da sé” quando si tratta di Mbt (Main Battle Tank), vista anche la presentazione del KF-51 “Panther” avvenuta qualche mese fa prodotto proprio da Rheinmetall, è altrettanto vero che accordarsi con la Francia risulta molto complicato per via delle istanze protezioniste d’oltralpe: il caso del caccia di sesta generazione Scaf (Système de Combat Aérien du Futur) è emblematico da questo punto di vista, con ritardi, rinvii e difficoltà incontrate da Berlino per contrattare un’equa ripartizione dei lavori e avanzare i propri requisiti di sistema.
Anche per l’Mgcs le lamentele tedesche sono pressoché identiche: il gruppo industriale di Monaco, infatti, molto legato politicamente con il Bundestag, non è per nulla soddisfatto dei 3 pilastri che gli sono affidati sui 9 che compongono il programma Mgcs, e ritiene di dover avere un peso molto maggiore nel programma, cosa che, ovviamente, non è affatto condivisa dalla controparte francese.
La sorte del nuovo carro armato potrebbe essere quindi a rischio, e anche in Francia si ritiene non da escludere il possibile fallimento del progetto franco-tedesco. “Se l’Mgcs non può essere svolto con la Germania, sarà necessario o considerare un programma tutto francese, oppure affidarsi alla comunità Scorpion del Benelux. Ad ogni modo, bisognerà giungere alla costruzione di un nuovo tank”, aveva affermato il generale Pierre Schill qualche settimana prima delle dichiarazioni della Parly. Tuttavia, la Francia spera di poter procedere col programma, anche perché, come ha riferito sempre Schill durante un’audizione all’Assemblea Nazionale il 20 luglio, “in termini di cooperazione industriale in campo militare, una collaborazione franco-tedesca è essenziale per raggiungere l’obiettivo dell’interoperabilità tra i nostri eserciti, nella Nato o in Europa, in modo da offrire ai politici mezzi d’azione culturali e legali, ma anche in termini di attrezzature”. Inoltre, aveva proseguito l’attuale capo di Stato maggiore dell’esercito francese, “se Germania e Francia riusciranno a fare un passo avanti, come spesso accade, questo avrà un effetto a catena sugli altri Paesi”.
Oltralpe sembra si sia persa la pazienza: il generale ha infatti detto che Berlino, a questo punto, deve compiere “un atto politico” per quanto riguarda la sua partecipazione al programma Mgcs, ma la soluzione di questa impasse è ancora lungi da venire, nonostante i 100 miliardi di euro stanziati dal Bundestag per la difesa tedesca.
La pietra tombale potrebbe essere rappresentata dallo stesso KF-51 che però, al momento, risulta essere soltanto un dimostratore tecnologico, sebbene il malcontento di Rheinmetall per l’evoluzione dell’Mgcs potrebbe avere un certo peso dalle parti del Bundestag e quindi sulle sue decisioni.
Si impone pertanto una riflessione che vada oltre quelle che sembrano esclusivamente beghe franco-tedesche. L’Europa ha bisogno di un nuovo Mbt pesante, stante l’anzianità della linea dei suoi tank attualmente in servizio, e il progetto Mgcs potrebbe non essere idoneo così come è stato strutturato a venire incontro alle esigenze dei più importanti eserciti europei, anche in considerazione dell’atteggiamento protezionista francese non tanto per la ripartizione industriale, quanto per i requisiti del sistema. Abbiamo parlato di sistema non a caso: il carro futuro dovrà essere un “sistema di sistemi” come avviene già in campo aeronautico per la progettazione di caccia di ultima generazione e per farlo è necessario coinvolgere il meglio dell’industria europea, quindi anche italiana.
Secondariamente, e non da ultimo, i requisiti dovranno essere condivisi tra chi i carri li userà ma anche tra chi li sa fare, quindi necessariamente includere, oltre a Francia e Germania, Italia, Svezia e Spagna, ora che la Polonia ha “fatto spesa” in Corea del Sud. Il tempo è tiranno, e se l’Mgcs non andrà in porto, ma soprattutto se Parigi e Berlino non si dimostreranno più malleabili verso la partecipazione di altri Paesi, è bene abbandonare subito quel programma e ripartire da zero, onde evitare anche di dover spendere inutilmente denaro in miglioramenti per i carri già in linea, come avviene dalle nostre parti dove si stanno investendo soldi in un aggiornamento del carro Ariete C-1 che servirà solo ad allungarne brevemente la vita non rendendolo affatto un Mbt all’altezza del campo di battaglia moderno.