Il 22 maggio il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha rivelato che la Marina delle Guardie della rivoluzione iraniana (Irgc) sta progettando una rete di piattaforme marittime militari equipaggiate con droni, missili e sistemi di ricognizione avanzati. Queste “basi terroristiche galleggianti” rappresenterebbero, a detta di Gallant, una minaccia permanente per le rotte commerciali che si snodano tra il Golfo Persico e il Mar Arabico.

Il piano e i potenziali obiettivi

Nel corso di una conferenza sulla sicurezza nazionale organizzata all’Istituto di policy e strategia dell’UniversitĂ  Reichman di Tel Aviv, il ministro Gallant ha delineato quanto svelato dall’intelligence israeliana sul presunto progetto iraniano teso ad espandere il dominio della marina. Il piano consiste nel trasformare imbarcazioni commerciali in navi dotate di sistemi offensivi e apparecchiature di intelligence, da dislocare anche a grande distanza e per lunghi periodi per assicurare il controllo armato delle acque regionali. In particolare, secondo i dati raccolti da Israele, l’obiettivo di questa nuova “policy pirata” sarebbe di estendere il controllo di Teheran fino all’Oceano Indiano, per arrivare tramite il Mar Rosso alle coste del Mar Mediterraneo.

Proiettando le immagini di sei imbarcazioni iraniane presumibilmente riconvertite in navi da attacco (cinque delle quali identificate con il loro nome), il ministro israeliano ha informato la conferenza che una delle navi è giĂ  stata indirizzata verso il Golfo di Aden, snodo d’accesso al Mar Rosso. Ha quindi precisato che “questa policy fa seguito in maniera diretta al terrorismo marittimo che l’Iran sta imponendo da tempo nel Golfo Persico e nel Mar Arabico”.

“L’Iran si comporta come un coacervo di organizzazioni criminali e non come uno stato moderno” ha affermato Gallant, “e questo piano è strutturato appositamente per minacciare il commercio e le rotte marittime sia militari che civili, e costituirĂ  una minaccia permanente nell’arena marittima Mediorientale”.

3 novembre 2021, un video delle Guardie della rivoluzione iraniana mostra la Marina puntare una nave da guerra americana da un motoscafo durante il sequestro di una petroliera a bandiera vietnamita nel Golfo dell’Oman. EPA/SEPAHNEWS

Le dispute marittime tra Iran e Israele hanno una lunga storia nel Golfo. Lo scorso febbraio, le forze della marina iraniana hanno attaccato la “Campo Square“, una nave petroliera battente bandiera liberiana la cui proprietĂ  è registrata a nome Zodiac Maritime, una compagnia commerciale guidata dal magnate israeliano Eyal Ofer. L’aggressione ha avuto luogo nell’area nord-occidentale dell’Oceano Indiano compresa tra le penisole indiana e arabica e la costa somala. In base alle informazioni fornite da risorse militari statunitensi, in quell’aggressione, oltre alle imbarcazioni militari della marina delle Guardie della Rivoluzione, sono stati impiegati i droni suicidi Shahed 136, gli stessi utilizzati in attacchi simili nella regione ma anche come droni kamikaze dalla Russia in Ucraina – forniti dal governo iraniano. GiĂ  allora l’episodio era stato interpretato come segno di intensificazione delle azioni minacciose dell’Iran contro le navi nella regione.

In numerose altre occasioni Teheran ha colpito mercantili associati a figure israeliane, incluso un attacco missilistico vicino alle coste dell’Oman che nel 2021 è costato la vita a due membri dell’equipaggio della nave. Fin dal 2019 l’Iran ha sequestrato decine di imbarcazioni commerciali e petroliere nelle acque del Golfo, spesso con l’obiettivo di aumentare la pressione nei confronti di Paesi generalmente allineati agli Stati Uniti (come Corea del Sud e della Grecia).

L’aria che tira tra Israele e Iran

Le accuse al governo iraniano arrivano in un momento di rinnovata tensione tra gli arci-nemici regionali a causa dell’accelerazione di Teheran verso l’arricchimento dell’uranio e il supporto fornito alle milizie palestinesi e libanesi contro Israele. In piĂą, sono degli ultimi giorni le segnalazioni di un nuovo impianto nucleare che l’Iran starebbe costruendo nei pressi dei monti Zagros, nel sud-ovest del Paese, ad una profonditĂ  tale da superare con grande probabilitĂ  le capacitĂ  degli armamenti Usa creati appositamente per demolire siti simili.

Secondo il ministro Gallant, un nuovo settore delle Guardie della rivoluzione iraniana è coinvolto nell’armamento delle navi commerciali con droni e sistemi missilistici, e questo è causa di nuove preoccupazioni per i mercati che si avvalgono largamente delle vie marittime regionali per il trasporto di risorse energetiche e beni di consumo. Tali imbarcazioni potrebbero cadere vittime di imboscate da parte di navi all’apparenza non militari.

Nella conferenza sono state anche specificate le modalitĂ  di cui Israele ha intenzione di avvalersi per affrontare la minaccia nucleare le attivitĂ  terroristiche della Repubblica Islamica nella regione. L’ufficiale della difesa ha affermato che l’opzione migliore per Israele per affrontare il terrorismo iraniano “in aria, in mare e sulla terra” è attraverso la cooperazione internazionale e la creazione di coalizioni, in aggiunta al posizionamento di una credibile minaccia militare in risposta ad ogni aggressione da parte di Teheran.

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