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La guerra in Ucraina impegna enormi quantità di uomini e mezzi delle forze armate di Mosca. Ma la Russia non sembra intenzionata a fermare le attività al di fuori del teatro operativo ucraino, al punto che negli ultimi giorni sono arrivate almeno due notizie che confermano proprio l’intenzione della Difesa russa di non interrompere attività addestrative che – in questo momento – rappresentano soprattutto segnali diplomatici.

La prima è quella giunta alcuni giorni fa dall’Algeria, storico alleato di Mosca nel Nordafrica e tassello fondamentale della strategia russa nel Mediterraneo – oltre che non continente africano. Nella regione di Bechar, nel sud-ovest dell’Algeria, alcune centinaia di uomini, metà algerini e metà russi, hanno preso parte all’esercitazione “Desert Shield”. Manovre che, se unite a quelle navali di ottobre al largo di Algeri e al coinvolgimento delle unità algerine nelle esercitazioni Vostok in Russia, confermano l’importanza dei legami strategici tra questi due Paesi. Rapporto ribadito anche dalla partnership più che consolidata sul piano dell’industria bellica e da quella dei vertici delle rispettive forze armate.

A sottolineare l’importanza di queste manovre nel deserto dell’Algeria è stato soprattutto il risalto dato da due media che, pur molto diversi tra loro, rappresentano interessanti punti di vista: Bloomberg e Asharq al-Awsat. Il primo ha riportato la notizia soffermandosi sul fatto che queste esercitazioni rappresentano la certificazione del legame energetico tra Mosca e Algeri, impostandole quindi sull’importanza del nesso che unisce il gas algerino con quello russo. Il secondo, uno dei più importanti quotidiani in lingua araba con base a Londra e legato ai Saud, ha invece riportato la notizia sottolineando anch’esso l’importanza della partnership tra i due Paesi e il fatto che queste esercitazioni si siano tenute al confine con il Marocco. Un segnale dell’importanza che questo asse tra giganti del gas riveste anche per il Medio Oriente, specialmente perché per questa volta un centinaio di militari russi si sono ritrovati nel cuore del deserto algerino. Esercitazioni dunque dal sapore più diplomatico e di intelligence.

Altra notizia, invece, ci riporta sul fronte “bollente” del Baltico. Qui la Flotta russa di stanza a Kaliningrad ha deciso di avviare imponenti esercitazioni navali. Come ha riportato Adnkronos, il portavoce della Marina russa ha annunciato negli scorsi giorni che “durante il periodo delle esercitazioni invernali, nel Mar Baltico si svolgeranno diverse manovre su larga scala a livelli diverse saranno coinvolte unità di terra motorizzate di fucilieri”. Una notizia che conferma alcuni linee politiche ma anche narrative del Cremlino. Innanzitutto l’importanza del Baltico, settore che appare sempre più appartenente al blocco Nato ma in cui sono presenti l’avamposto di Kaliningrad e il “cuore” dell’impero russo, San Pietroburgo. In secondo luogo, l’immagine delle forze russe che si addestrano “su larga scala” serve a ribadire l’importanza della flotta del Baltico e ricordare il potenziale bellico della Marina di Mosca sia dal punto di vista prettamente navale sia missilistico, anche come avvertimento. Le manovre navali del resto sono state anche il preludio all’invasione. Infine, c’è anche un segnale politico esterno ed interno: da un lato mostrare che le forze russe – pur con un impegno come l’invasione in Ucraina – possono addestrarsi con una grande quantità di mezzi (anche perché il grosso della flotta è impossibilitato ad entrare nel Mar Nero); dall’altro impegnarsi in uno show di forza che indica una paradossale normalità, quasi a significare che Vladimir Putin può decidere in qualsiasi momento, non solo in pieno inverno, ma anche durante un conflitto così difficile, di utilizzare i “gioielli” della sua flotta per manovre in un settore diverso della sua proiezione di potenza.

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