Al fine di ridurre la propria dipendenza dai sistemi missilistici occidentali a lungo raggio, l’Ucraina ha avviato un programma per dotarsi di sistemi propri. Una delle articolazioni di tale programma consiste nella modifica dei missili anti nave Neptune, i quali, stando ad alcune fonti, sono stati recentemente impiegati per distruggere un sistema di difesa aerea russo S-400.

ll progetto Neptune

Il programma volto alla realizzazione del missile Neptune iniziò a prendere forma a partire dal 2010, grazie agli sforzi del progettista Oleh Korostelev, direttore dell’ufficio di programmazione “Luch”. Korostelev ha costruito la sua carriera sulla modernizzazione di vecchi sistemi d’arma ex sovietici. Il Neptune rappresenta certamente il più riuscito di tali progetti, risultando largamente basato sul design del missile anti nave sovietico Kh-35. L’avvio degli sforzi di ricerca e sviluppo circa il missile vennero avviati nel 2012, l’avvio di un tale progetto durante la presidenza di Viktor Yanukovich, noto per la sua vicinanza al Cremlino, è stato ritenuto come un segno della volontà di quest’ultimo di smentire le voci che lo identificavano come l’uomo della Federazione russa in Ucraina. I primi test sono stati successivamente avviati nel 2013 nell’Oblast di Chernihiv. La perdita della Crimea conseguente alla prima invasione russa dell’Ucraina nel 2014 ha determinato una forte accelerazione degli sforzi volti a completare il progetto. Nel 2015 il missile venne presentato per la prima volta in occasione della mostra Armi e Sicurezza, l’anno successivo vennero avviati gli sforzi per la produzione in serie e i test di volo del Neptune. 

Il Neptune venne inteso sin dal primo momento come un sistema multipiattaforma, in grado di essere impiegato da tre diverse tipologie di piattaforme di lancio: batterie costiere, aeromobili e imbarcazioni. Al netto dei tanti propositi, i progetti per le piattaforme di lancio marittimo e aereo sono risultati sin da subito pesantemente trascurati e nonostante il completamento dei test, nel 2020 il programma era di fatto congelato. Nel dicembre dello stesso anno il presidente Volodymyr Zelensky si è fortemente speso per l’allocazione dei fondi necessari per il completamento del programma. Il governo ucraino ha pertanto ordinato il primo lotto di missili e accelerato il completamento del primo complesso missilistico costiero, completato con successo nell’agosto del 2021. Il primo lotto di missili è stato tuttavia portato via da Kiev e consegnato alle unità della Marina Ucraina a Odessa solo il 20 febbraio 2022, pochi giorni prima dell’invasione. Dopo un iniziale fallimento operativo, il missile Neptune è balzato agli onori della cronaca il 13 aprile 2022, data in cui esso è stato impiegato nell’operazione culminata con l’affondamento dell’incrociatore Moskva, nave ammiraglia della flotta russa del Mar nero, rivelandosi uno strumento chiave nell’implementazione della strategia A2/AD ucraina.

Un’arma multifunzione

Nel mese di aprile 2023 un rappresentante del ministero della Difesa ucraino ha annunciato ufficialmente che l’industria della difesa di Kiev stava portando avanti progetti per realizzare sistemi d’arma in grado di colpire in profondità la Crimea, citando espressamente come uno di essi riguardasse la modifica dei missili Neptune e trasformarli in sistemi Surface to Surface (Ssm). Le operazioni di modifica del missile, il quale può venire lanciato dalla stessa piattaforma attualmente in uso, hanno riguardato anzitutto il sistema di guida, dato il diverso tipo di terreno e di bersaglio. In secondo luogo il missile è stato sottoposto a grandi miglioramenti, i quali ne hanno notevolmente incrementato il range operativo, ora stimato in 400 km e la potenza della testata, la quale è stata portata a 350 kg, in entrambi i casi ben superiori alla controparte anti nave, il cui range si ferma a 300 km e la cui testata pesa 150 kg.

Il 23 agosto l’esercito ucraino ha eseguito un attacco missilistico sulla località di Capo Tarnakhut, situata nella penisola di Crimea. Tale operazione è risultata nella distruzione di un sistema di difesa aerea russo S-400, il quale era stato piazzato in tale località nel 2016. Il segretario Danilov ha asserito che sia stato impiegato un nuovo sistema missilistico, senza tuttavia specificarne la tipologia. A tale intervista hanno fatto seguito due dichiarazioni rilasciate da parte di un rappresentante del ministero della Difesa e dal giornalista Yuriy Butosov, i quali hanno ufficialmente affermato che l’operazione ha visto l’impiego di un missile Neptune modificato. L’operazione ha rappresentato un’ulteriore dimostrazione delle grandi capacità operative ucraine, in virtù della distruzione di uno dei migliori sistemi di difesa aerea al mondo. 

Colpire in profondità 

La profonda asimmetria nelle capacità di esecuzione di attacchi a lungo raggio tra l’Ucraina e la Federazione russa ha rappresentato sinora uno dei principali gap per le forze di Kiev. La strategia ucraina mira infatti al progressivo esaurimento delle forze russe, individuando il centro di gravità di queste ultime nella rete logistica che ne consente la perpetuazione degli sforzi bellici. Tuttavia la generale carenza di sistemi d’arma dotati di tali capacità, ha rappresentato un forte ostacolo agli intenti ucraini. L’esercito di Kiev ha successivamente ricevuto dai partner occidentali del paese diversi missili a lungo raggio quali gli Storm Shadow, tuttavia la dipendenza ucraina dai sistemi occidentali su tale fronte rappresenta un serio problema per Kiev su due differenti aspetti. In primo luogo l’Ucraina potrebbe vedersi negati tali fondamentali aiuti laddove l’Occidente esercitasse pressione al fine di pervenire ad una sintesi diplomatica delle ostilità. In secondo luogo I partner del paese metterebbero sotto pressione le proprie scorte e impiegherebbero molto tempo per avviare la produzione di nuovi sistemi al punto tale da soddisfare le grandi esigenze ucraine.

L’avvio di una produzione in serie a ciclo chiuso di sistemi missilistici a lungo raggio determinerebbe quindi il venir meno delle due problematiche descritte, impattando profondamente a livello operativo. Durante la prima fase del conflitto le forze russe sono riuscite a schermare la propria struttura logistica tramite la combinazione di due differenti operazioni: dispersione allontanamento dal fronte. Il parziale successo di tale manovra ha consentito, al netto di diversi costi quali tempistiche di arrivo del materiale più elevate, ha generalmente consentito alla Federazione russa di preservare in buona parte la struttura logistica che sorregge il proprio esercito, in virtù della generale carenza di armi a lungo raggio da parte ucraina.

La fornitura di un gran numero di sistemi simili per le forze di Kiev imporrebbe una pesante pressione sulla logistica russa, in un momento nel quale la linea difensiva di Mosca sul saliente di Tokmak inizia a scricchiolare. La principale sfida per l’Ucraina su tale dossier risulta legata alle capacità di produzione del paese. A dispetto di un forte incremento nella produzione di armamenti a ciclo chiuso, recentemente rimarcata con orgoglio dal presidente Zelensky, non è chiaro se la quantità di missili prodotta risulta in linea con le esigenze operative ucraine e laddove non lo fosse, non sono chiare le tempistiche per adeguarla. Ciononostante, vi sono due ragioni per essere ottimisti sul lato ucraino, nello specifico, un ottimo sistema industriale dotato di progettisti in grado di eseguire complesse operazioni di modifica di un sistema d’arma in tempi estremamente rapidi e una brillante capacità operativa dell’esercito nell’impiegare tali sistemi.


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