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È stato un evento più unico che raro quello a cui abbiamo assistito il 12 ottobre. La Corea del Nord ha organizzato una “mostra” dei propri sistemi d’arma che risulta essere la prima nel suo genere da quando il leader Kim Jong-un ha preso il potere alla fine del 2011.

L’evento, che secondo Kcna, il media di stato nordcoreano, avrebbe dovuto celebrare il 76esimo anniversario della fondazione del Partito dei Lavoratori, ha permesso di dare uno sguardo a una serie di armi di nuova concezione, compresi i missili balistici intercontinentali che la Corea del Nord ha già testato o mostrato durante le parate militari negli ultimi anni, tra cui anche l’ultimo Icbm (Intercontinental Ballistic Missile) “pesante” trasportato sul nuovo veicolo Te (Transporter Erector) a 11 assi.

A catturare l’attenzione di analisti ed esperti sono stati, però, due sistemi d’arma. Il primo è quello che sembra un mock up della nuova testata ipersonica per missili balistici: il 28 settembre scorso Pyongyang ha effettuato un lancio di prova di questo nuovo sistema, definito dal regime “ipersonico”, che ha preso la denominazione Hwasong-8. Il lancio è avvenuto a Toyang-ri, nella contea di Ryongrim della provincia di Jagang. Il missile è stato definito “strategico”, termine che in questo caso si riferisce, più che alla gittata, alla capacità di montare ordigni nucleari. Abbiamo già avuto modo di esprimere tutti i nostri dubbi in merito al raggiungimento della tecnologia ipersonica da parte della Corea del Nord, prostrata dalle sanzioni al punto da essere sull’orlo di una crisi negli approvvigionamenti alimentari che assume i contorni di una carestia.

Quanto meno è difficile pensare che la Corea del Nord sia stata in grado di schierare un tale tipo di sistema costruito autonomamente: le testate plananti ipersoniche (Hgv – Hypersonic Glide Vehicle) richiedono dei sistemi di raffreddamento delle superfici particolarmente complessi, mentre un’altra problematica riguarda la manovrabilità ad altissime velocità che è qualcosa di non facile risoluzione in quanto mette a dura prova i sistemi di bordo. Le immagini che ci sono giunte di quel lancio, mostranti il vettore e la testata, nonostante fossero di bassa qualità, hanno sollevato l’ipotesi che si potesse trattare di una testata Marv (Maneuverable Reentry Vehicle) più che una planante ipersonica, che deve avere per forza un disegno che le permetta di “planare”. Ora, alla mostra, si è potuto apprezzare quello che è sembrato un modello di una testata Hgv, che ricorda, nelle sue linee generali, quella cinese Df-Zf che va a equipaggiare il missile balistico a medio raggio (Mrbm) Df-17.

Oltre alla testata Hgv, gli esperti hanno notato un nuovo tipo di vettore balistico per sottomarini lanciamissili. A balzare immediatamente agli occhi sono state le sue dimensioni: è infatti più piccolo dei precedenti Slbm della Corea del Nord sia nel diametro sia in lunghezza. Questo, come riporta l’esperto H.I. Sutton, lo posiziona più vicino al K-15 Sagarika dell’India e allo Hyunmoo 4-4 della Corea del Sud.

Sempre Sutton afferma che a suffragare la tesi sia un nuovo e sconosciuto tipo di Slbm sia il fatto che è stato visualizzato accanto a due noti missili lanciati da sottomarini (il Pukguksong-1 e il 5) e che ha, a grandi linee, lo stesso schema di verniciatura di prova (in bianco e nero), utilizzato da questo tipo di vettori che è diverso dalla maggior parte dei missili lanciati a terra. Inoltre non c’era nessun veicolo o altro apparato di lancio ad esso associato, a differenza delle armi terrestri in mostra. D’altro canto, a mettere in dubbio questa possibilità, c’è il fatto che il vettore non sembra avere un generatore di gas a esso collegato, necessario per lanciarlo fuori dal tubo lanciamissili di un sottomarino.

Le dimensioni ridotte fanno pensare che la Corea del Nord stia cercando di massimizzare gli spazi a bordo dei battelli classe Romeo modificata (Sinpo C), che possono lanciare solo tre missili. Così facendo potrebbero imbarcarne di più rinunciando però a gittata e capacità di carico utile. Questo avrebbe una pesante ricaduta sulla strategia di impiego degli Slbm e relativi mezzi di lancio: significa che la Corea del Nord intende dare peso a una capacità di deterrenza regionale, pur continuando – riteniamo – a mantenere possibilità di più ampio raggio utilizzando i vettori della serie Pukguksong.

Nonostante i suoi recenti test missilistici, Kim mantiene ancora una moratoria autoimposta nel 2018 su quelli a lungo raggio diretti verso il territorio statunitense, segno che vuole ancora mantenere vive le possibilità di futuri colloqui con Washington. Del resto la questione riguardante le sanzioni è diventata vitale per Pyongyang.

Anche l’assenza, durante le parate viste quest’anno, di vettori balistici a lungo raggio – solitamente mostrati in pompa magna dal regime – potrebbe essere un segnale in tal senso, ma la mostra di martedì scorso, in cui, come già detto, si è visto l’Icbm pesante svelato l’anno scorso, andrebbe letta come un segnale indiretto, quindi di basso livello, per ricordare a Washington e ai suoi alleati che la Corea del Nord continua a essere una “potenza missilistica” in grado di colpire ovunque gli interessi statunitensi.

Nel 2017, infatti, Pyongyang ha condotto tre test di Icbm affermando di aver acquisito la possibilità di attaccare gli Stati Uniti continentali con testate nucleari, ma per poter avere veramente questa capacità sono necessari molti altri test di volo per dimostrare di aver superato gli ultimi ostacoli tecnologici rimasti come quello sulla protezione della testata dall’altissimo calore e pressione che si registrano durante la fase di rientro nell’atmosfera terrestre, nonché l’affidabilità e precisione dei sistemi di puntamento. Test che, come già detto, non sono stati mai fatti per evitare di aumentare la tensione con gli Stati Uniti e innescarne la reazione.





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