Mentre la crisi israeliana rischia di trasformarsi in una guerra ben più estesa, e con nuovi attori coinvolti, il principale attore regionale, l’Arabia Saudita, è impegnato con la Cina, a migliaia di chilometri di distanza, nella provincia cinese meridionale del Guangdong, nell’esercitazione navale congiunta Blue Sword 2023.
Le manovre, programmate da tempo, servono ufficialmente a rafforzare la cooperazione militare reciproca e salvaguardare la pace e la stabilità mondiale. La marina cinese, si legge in un comunicato, ha anche parlato di esercitazioni attuate per “migliorare le capacità dei partecipanti nel combattimento navale” e “migliorare complessivamente le capacità operative congiunte delle unità di soccorso armato all’estero”.
Le operazioni, iniziate lo scorso 9 ottobre, andranno avanti per tre settimane e saranno suddivise in tre fasi: addestramento di base, una addestramento professionale e, infine, una fase di esercitazione completa che include molteplici dimostrazioni, comprese esercitazioni a fuoco vivo e azioni di ricognizione subacquea.
Lo svolgimento della seconda edizione di Blue Sword, dopo quella andata in scena nel 2019, lascia presupporre che la Cina e l’Arabia Saudita possano aver reso questa esercitazione una routine. Del resto, le due marine coinvolte svolgono missioni di scorta e antipirateria nel Golfo di Aden e nelle acque al largo della Somalia.
Le esercitazioni Cina-Arabia Saudita
Blue Sword 2023 coinvolge non solo le marine dei due Paesi, ma anche le rispettive forze speciali marittime. Alla cerimonia di apertura hanno preso parte più di 100 ufficiali e soldati provenienti dai due Paesi. La parte saudita ha ringraziato la Cina per l’ospitalità, e ha auspicato un ulteriore rafforzamento della cooperazione e del raggiungimento di tutti gli obiettivi delle esercitazioni.
La parte cinese, dal canto suo, ha sottolineato che l’addestramento congiunto delle unità delle forze speciali delle marine dei due Paesi è di grande importanza per approfondire la cooperazione pragmatica e amichevole tra le rispettive forze armate, nonché per migliorare il livello di addestramento al combattimento delle forze armate cinesi.
Pechino ha molti interessi all’estero, inclusi investimenti, progetti di cooperazione e lavoratori impegnati in regioni più o meno geopoliticamente instabili. Anche le rotte marittime che collegano il Medio Oriente alla Cina sono vitali per il commercio cinese e le importazioni di carburante. Da qui l’esigenza per il Dragone di rafforzare la cooperazione con l’Arabia Saudita.
La sponda saudita
Le esercitazioni sopra descritte sono alquanto significative. Non solo perché arrivano sulla scia della volontà cinese di creare legami – economici ma anche, evidentemente, militari – più stretti con l’Arabia Saudita. Ma anche per via del rapporto sempre più incrinato tra gli Stati Uniti e i sauditi, un rapporto cambiato soprattutto dopo la guerra in Ucraina e la posizione di Riyadh sui volumi di produzione di petrolio.
È qui che si è inserita la Cina, recentemente scesa in campo per facilitare un accordo in Arabia Saudita e Iran, storici avversari, hanno concordato di ristabilire le relazioni diplomatiche. Pechino, insomma, sta cercando e trovando la sponda saudita, alla luce anche dei molteplici accordi firmati tra le parti in seguito alla visita nel Paese del leader cinese Xi Jinping.
Sullo sfondo dell’avvicinamento militare sino-saudita, come detto, si staglia la crisi israeliana. Certo, la programmazione dell’esercitazione Blue Sword era stata pianificata a settembre, ma si svolge comunque nel mezzo delle crescenti tensioni tra Israele e Hamas. Con Ryadh che ha rifiutato le richieste di sfollamento forzato del popolo palestinese da Gaza, esprimendo la sua condanna nei confronti di chi prende di mira i civili in qualsiasi forma.