La Svezia non è più la stereotipata oasi pura e senza macchia d’Europa, quel luogo scelto dai luminari del liberal-progressismo come laboratorio di utopici esperimenti sociali da esportare, poi, nel resto della Scandinavia (e del continente). La Svezia, quella Svezia, semplicemente non c’è più.

La Svezia del XXI secolo è un paradiso, sì, ma perduto. Teatro di tragedie, più “chicagoane” che greche, che hanno per protagonisti dei diavoli miltoniani, nati e cresciuti nei quartieri impossibili di Rinkeby e Rosengård, i cui sogni di sangue riempiono le cronache dei quotidiani. E stanno ispirando letteratura e cinema, ingegnosi mezzi con cui gli attivisti più creativi stanno provando a fare denuncia sociale in un paese che si ostina a ricusare il proprio presente.

Soldi facili e sangue a fiumi

Può un prodotto Netflix contribuire ad alimentare un dibattito di interesse pubblico? Il caso Snabba Cash, una serie ispirata alla trilogia di Stoccolma di Jens Lapidus e influenzata dalla guerra della droga svedese, sembra suggerire di sì.

Tutto ebbe inizio nel 2010, con la decisione del regista Daniel Espinosa di trasporre per il grande schermo il primo dei tre libri sulla Stoccolma noir di Lapidus. E fu un successo di critica e, soprattutto, di botteghino. Seguirono altri due film, nel 2012 e nel 2013, che, però, pagarono la minore aderenza alla realtà e la piega hollywoodiana. Ma l’aggravamento della guerra della droga svedese, causa di 335 sparatorie, 112 feriti e 46 morti nel 2021, ha cambiato tutto.

A cogliere l’opportunità di trasformare Snabba cash da un film sui peccati dell’élite bianca svedese ad un reale e realistico noir urbano incentrato sulla guerra civile molecolare esplosa nella seconda metà degli anni Dieci è stato Netflix. Che nel 2021 lanciava la serie Snabba cash, ambientata nei suburbi multietnici di Stoccolma, mentre il paese veniva scioccato dall’omicidio di un astro in ascesa della scena rap, il giovanissimo Einar, dalla prima caduta di un poliziotto in servizio in 14 anni – assassinato da un gangster poco più che 17enne – e dall’aver vinto (di nuovo) il poco invidiabile titolo di re dei morti da armi da fuoco nell’Unione Europea – 4 ogni milione di abitanti, a fronte di una media comunitaria di 1,6.

Una serie che scuote le coscienze degli svedesi

Nella Svezia criminale raccontata dagli sceneggiatori di Snabba Cash, i cui episodi portano l’amaro marchio della storia vera, c’è poco spazio per i bianchi e per le forze dell’ordine. I primi inquadrati soltanto quando la scena si sposta nei centri affaristici, le seconde assenti perché, come nella realtà, nelle no-go zone non entrano e, quando lo fanno, faticano a capire cosa succede – o vengono uccisi.

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La seconda stagione è stata distribuita da Netflix il 22 settembre 2022 e prosegue il racconto delle vite dei protagonisti dell’atto primo: la curda Leya, la somala Nala e il congolese Ravy. Racconto che viene arricchito dall’entrata di personaggi come Zaki, un giovane e ambizioso magrebino che esce di prigione senza che il programma di reintegrazione sociale abbia funzionato, e Jamal, idealista insegnante di una scuola media in lotta contro il proselitismo delle bande tra i suoi studenti.



L’atto secondo di Snabba cash è un cocktail esplosivo, finanche più ambizioso di quello che l’ha preceduto, dove finzionalizzazione di cronaca nera, voglia di redenzione e senso di disincanto nei confronti del modello svedese si mescolano e formano un tutt’uno inestricabile. Tutt’uno che costituisce la trama di una stagione che in Svezia, fresca di parlamentari egemonizzate dal tema del gangsterismo, sta facendo discutere.

La critica è stata feroce nei confronti della seconda stagione, che peccherebbe di autenticità, lentezza e suspense, ma il pubblico l’ha più che apprezzata. Forse perché persino più attinente alla quotidianità della precedente, trattando argomenti come l’espansione del banditismo tra i bambini, il fallimento dei programmi di reinserimento nella società dei detenuti e le origini della guerra della droga. Guerra nata da una povertà che la “prima Svezia”, quella bianca, ricca e dei quartieri alti, finge di non vedere, comprimendola in angoli urbani destinati a minoranze poi abbandonate a se stesse, ma i cui mali alimenta direttamente, rivolgendosi ai signori delle strade per saziare i propri appetiti di stupefacenti e illeciti, come il riciclaggio di denaro sporco.

Snabba Cash non è solo una serie

Snabba Cash – Atto II è la serie che, parola di Vogue, “ha travolto la Scandinavia” e che la costringerà a prendere atto di un fatto epocale: la Svezia, quella Svezia, non esiste più. E lo dicono i numeri e le statistiche, oltre che della cangiante demografia, della guerra tra bande:

La Svezia è l’unico paese UE dove le sparatorie mortali sono aumentate in maniera costante dal 2000, determinandone una scalata senza precedenti nella storia criminale del continente: 18esima per tasso di violenza con armi da fuoco nel 2000, seconda nel 2014, prima a partire dal 2018. La Svezia è quel paese in cui, parola di Euractiv, la “violenza da armi da fuoco sta diventando la nuova normalità”. La Svezia è quel paese in cui, oggi, essere un maschio di 15-29 anni equivale a correre un rischio dieci volte maggiore di rimanere coinvolto in sparatorie rispetto a un coetaneo tedesco.

La Svezia del 2022 è anche, lo si voglia ammettere o meno, Snabba cash. Perché pullulata di tante Nala che hanno trovato in una banda ciò che avrebbe dovuto dargli lo stato. Perché abitata da tanti Ravy che vorrebbero smettere, forse, ma che vengono risucchiati dalla strada. Perché popolata di tanti Zaki che non nascondono la loro natura: soggetti irrecuperabili che bramano soltanto potere. E perché è quel posto in cui, come spiega Jamal in uno dei momenti più duri della stagione, le vittime del gangsterismo sono soltanto un numero per i giornali. Forse perché, se fossero una storia, costringerebbero la Svezia a guardarsi allo specchio e a chiedersi quale ruolo abbia avuto nello scoppio e nel protrarsi della guerra della droga.

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