Otto omicidi nelle prime due settimane di agosto. Trentasei dall’inizio dell’anno. Più di duecentocinquanta dal 2010 ad oggi. Sono i numeri della guerra della droga marsigliese, una delle più violente d’Europa, che nessun inquilino dell’Eliseo è stato in grado di risolvere e che è ormai divenuta un’emergenza di sicurezza pubblica.

Emmanuel Macron ha promesso e continua a promettere di dedicare più tempo, uomini e risorse al contrasto del narco-banditismo, il responsabile del vortice di violenza che sta insanguinando le strade francesi e il co-protagonista del recente risveglio delle banlieue, ma il percorso è pieno di ostacoli. E non sarà la repressione a porre fine alle guerre della droga che stanno scuotendo la Francia.

La capitale del crimine francese

Marsiglia non è mai stata una città per stomaci deboli. Da quando la globalizzazione l’ha messa al centro dei traffici mediterranei, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, Marsiglia ha attirato le violente attenzioni dei beaux voyous del milieu, i clan del sistema criminale francese, ed è diventata il teatro di una guerra di mafia infinita.

I bravi ragazzi del milieu venerano Marsiglia come se fosse un santuario, dandole lo stesso significato identitario e metafisico che Corleone ha per Cosa nostra, San Luca per l’Onorata società e Casal di Principe per i Casalesi. I bravi ragazzi del milieu crescono col mito di Marsiglia, che nell’immaginario collettivo criminale è una sorta di ottomana Kızıl Elma, perciò da adulti lottano per darle un morso.

Non c’è criminale francese dalle aspirazioni caponiane che non abbia tentato la scalata di Marsiglia a colpi di pistola: Paul Carbone e François Spirito negli anni Venti, la French Connection dagli anni Trenta agli anni Settanta, Jacky Imbert, Tany Zampa, i fratelli Zemmour e Claude Genova durante gli anni Ottanta e Novanta.



Nessuno, da Carbone a Genova, è mai riuscito a regnare incontrastato su Marsiglia. Molti sono morti nel mentre si autoincoronavano imperatori di una città che non vuole padroni, come gli Zemmour e Genova, e gli eredi dei corsi e dei marsigliesi delle origini sono scomparsi quasi tutti, caduti uno dopo l’altro sotto i colpi di nuove leve venute da lontano.

Oggi a Marsiglia è guerra, la stessa di sempre, che ha ormai più di un secolo, ma qualcosa è cambiato: le regole del gioco e i volti dei protagonisti. L’epoca dei padrini eleganti è finita con la morte misteriosa di Francis Vanverberghe, assassinato da ignoti nel 2000, e da allora le periferie di Francia, non soltanto dell’indomita Provenza, sono sotto il controllo di nuove, sregolate e incontrollabili forze: bande di strada magrebine e subsahariane, clan ceceni, famiglie criminali gitane, organizzazioni albanesi.

Il crimine organizzato di nuova generazione ha elevato la violenza ad altitudini sconosciute tanto ai bravi ragazzi francesi quanto alle forze dell’ordine, per brutalità dei delitti, per grilletto facile e per assenza di paura nei confronti della legge. Le linee rosse del milieu tradizionale, come gli omicidi di poliziotti e di innocenti, sono state calpestate dai loro successori. E la guerra infinita per l’anima di Marsiglia ha iniziato a mietere tante vittime da diventare una preoccupazione per la sicurezza nazionale.

I numeri della guerra della droga

L’intensificazione della guerra della droga marsigliese, che coinvolge principalmente due organizzazioni conosciute come Yoda e DZ Mafia, ha riportato la questione sicurezza nella metropoli al centro dell’attenzione dell’Eliseo. Come accade periodicamente, senza che una soluzione definitiva venga trovata, sin dall’esplosione di violenza del dopo-Vanverberghe.

I trentasei morti provocati nei primi otto mesi del 2023 dalla faida tra le due organizzazioni che si contendono la bocca della Provenza hanno convinto Emmanuel Macron a dare l’ordine di dispiegare le nuove forze speciali della polizia, l’unità CRS-8, con l’obiettivo di reinstaurare l’ordine nelle periferie fuori controllo di Marsiglia. Ma la misura emergenziale, da sola, non funzionerà: i manganelli non possono risolvere un problema, quello del narco-banditismo, legato alla capillarizzazione della dipendenza da droghe, all’indigenza diffusa, a fenomeni di segregazione spaziale e ai sentimenti di malcontento e disagio che dilagano nelle banlieue multietniche.

I super-poliziotti della CRS-8 erano intervenuti già a febbraio, sospinti dall’esecuzione di un diciassettenne filmata e caricata su SnapChat, ma la calma imposta non è durata a lungo e la successiva doppia uccisione di un quindicenne e di un sedicenne ha riacceso la faida. Risultato: dodici morti tra metà luglio e metà agosto, la maggior parte dei quali giustiziati secondo il “metodo del barbecue”, ovvero cadaveri dati alle fiamme o vittime bruciate vive.



DZ Mafia e Yoda, insieme, sono state responsabili dell’80% degli omicidi avvenuti nel contesto della guerra della droga marsigliese. Guerra che non preoccupa l’Eliseo soltanto per una questione di numeri, quanto per l’anagrafica dei gangster – è sempre più frequente che assassini e assassinati abbiano un’età compresa tra i dodici e i diciassette anni – e per la messicanizzazione dei loro modi operandi – dai barbecue all’ultima tendenza di diffondere via social pestaggi, sequestri e omicidi.

Marsiglia è fuori controllo – lo dicono i numeri: 250 omicidi di mafia dal 2010 ad oggi. L’intervento temporaneo della CRS-8 non sarà salvifico – lo dicono i fatti: questa guerra è l’espressione, oltre che del ricambio etno-generazionale avvenuto nel milieu, della detroitizzazione di Marsiglia, dove l’aumento straordinario della povertà generale ha trasformato il crimine, via facile e priva di barriere all’ingresso, in un magnete per i giovani disillusi, arrabbiati, nichilisti e ghettizzati delle banlieue provenzane.

Nella classifica dei dieci distretti popolari più poveri di Francia, sette si trovano a Marsiglia. Quartieri dove gli indigenti arrivano a rappresentare anche il 40% della popolazione totale e che sono dei semenzai di criminalità, ventri che partoriscono i soldati del narco-banditismo, territori perduti in cui non vigono le leggi della Repubblica.

A Marsiglia, ogni giorno, un minorenne compare davanti a un giudice per rispondere a reati legati alla droga. È un minorenne che in una società ideale potrebbe essere recuperato, scoprire che c’è vita al di fuori del crimine, ed è a questo che dovrebbe dedicarsi l’Eliseo. Rivolte nelle banlieue e narco-banditismo sono figli dello stesso male: il fallimento dell’assimilazionismo. L’Italia prenda nota e non commetta gli errori d’Oltralpe.

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