Soldi, droga, violenza, terrorismo. Narcotrafficanti, poltici collusi con la malavita, forze dell’ordine sul libro paga di criminali. Il tutto silenziato da media che lavorano, non tanto per indagare su questo male oscuro, le sue cause e i collegamenti con il resto del mondo, quanto per insabbiare l’intera vicenda agli occhi dell’opinione pubblica. La zona che comprende gli stati nordorientali dell’India, in particolare il Manipur, è finita sotto i riflettori perché teatro di un giro d’affari milionario legato al traffico internazionale di stupefacenti.

La data chiave per comprendere l’accaduto coincide con il 16 gennaio 2023. Quel giorno, un commando di polizia del distretto di Kakching ha arrestato cinque commando di polizia dello stesso distretto, recuperando nell’operazione eroina di alta qualità per un peso di oltre 1,14 kg, oltre a migliaia di pillole narcotiche “World is Yours”.

Gli arrestati indossavano l’uniforme delle forze dell’ordine e maneggiavano, quotidianamente, armi d’ordinanza. All’apparenza, insomma, facevano parte dello Stato, e risultavano essere i garanti per la sicurezza dei cittadini. Dietro le quinte, coincidevano invece con un ingranaggio di un meccanismo criminale dai risvolti cinematografici.

I narcos del Manipur

Le forze dell’ordine arrestate – soltanto la punta di un iceberg enorme – erano solite trasportare droga usando auto della polizia. Droga a fiumi, visto che nello Stato del Manipur sono stati rinvenuti, e distrutti, centinaia di campi di papavero, in seguito alla “guerra alla droga” intrapresa dal governo statale. Nel mirino sono finite le colline dei distretti di Ukhrul, Senapati, Kangpokpi, Kamjong, Churachandpur e Tengnoupal, luoghi dove veniva effettuata la coltivazione illegale su larga scala di papavero.

Il governo afferma che delle 2.518 persone arrestate ai sensi della legge sugli stupefacenti e le sostanze psicotrope (Ndps) tra il 2017 e il 2023, solo 873 provenivano dalla comunità Kuki-Chin, mentre 1.083 erano musulmane, 381 Meiteis e 181 provenivano da altre comunità. Questo nonostante il fatto che la comunità Kuki-Chin coltivasse papavero in 13.121,8 acri di terreno e la comunità Naga solo 2.340 acri.

Secondo quanto riportato dal sito Goa Chronicle gran parte del business della droga sarebbe controllato dagli insorti, che a loro volta sarebbero controllati dai cartelli della droga in Myanmar, a loro volta in qualche modo connessi con gruppi stranieri. Pare, infatti, che organizzazioni armate etniche (Eao) come l’Esercito per l’indipendenza Kachin (Kia), l’Esercito Arakan (Aa) e l’Esercito dello Stato Wa unito (Uwsa), insieme all’esercito del Myanmar, a Tatmadaw e al Fronte democratico popolare (Pdf), nonché ai ribelli gruppi e simpatizzanti nel Manipur e in altri stati del nord-est, siano i principali attori di questo flusso illecito di droga, insieme al coinvolgimento di reti estere.

Le nuove rotte della droga

Gli ufficiali dell’intelligence indiana che monitorano il traffico globale di narcotici hanno stimato che il business della droga nei pressi di Manipur sia pari a 70milioni di rupie. Nello Stato in questione sono sorte unità clandestine per la produzione di farmaci: alcune sono state arrestate, altre resistono ancora. E cercano connessioni con il Myanmar.

Mentre il conflitto in questo Paese va avanti, i cartelli della droga stanno trovando nuove rotte entrare in più Paesi. Di conseguenza, Manipur – che condivide 398 chilometri di confine poroso con lo stesso Myanmar – e altri Stati del nordest dell’India stanno diventando una via di transito per il commercio globale di narcotici.

Da quando la giunta militare ha preso il potere in Myanmar, la produzione di droga è aumentata in modo esponenziale su entrambi i lati del confine indo-birmano. A causa della facilità di preparazione, del trasporto, dell’assenza di infrastrutture necessarie e dei bassi costi che attraggono più mercati, le droghe chimiche stanno diventando sempre più popolari, sia nel Myanmar che a Manipur, insieme all’eroina proveniente dalle coltivazioni di papavero esistenti.

Le rotte principali di questo business della morte coincidono con il confine indo-birmano, Moreh a Manipur, New Somtal a Sugnu, Kheiman a Behiang e infine Somrah. Scendendo nei dettagli, la rotta marittima consiste nel Cox Bazar del Bangladesh, poi nel Myanmar e infine nell’India. Moreh, una piccola città di confine nel Manipur, è il collegamento terrestre dell’India con l’Asia orientale. Un altro villaggio di confine indo-birmano, New Somtal, viene utilizzato come via per il contrabbando da Sugnu e Churachandpur nel Manipur a Imphal, Kohima e Dimapur. Le altre due rotte sono da Kheiman (un villaggio in Myanmar) a Behiyang e poi a Imphal e Dimapur (Nagaland), l’ultima rotta conosciuta parte da Somrah.

Attenzione, poi, al contrabbando della droga attraverso il Golfo del Bengala, visto che Chennai sta diventando sempre più un importante snodo di transito per lo smistamento di narcotici verso i Paesi del sud-est asiatico, come Malesia, Tailandia e persino Australia.

In ogni caso, il business degli stupefacenti a Manipur consiste principalmente in droghe sintetiche o chimiche che, secondo le stime, rappresentano il 60% del business degli stupefacenti, con farmaci oppioidi intorno al 30% e cannabis al 10%. Nel corso degli anni, Manipur si è insomma pericolosamente evoluta da destinazione di rifornimento di farmaci a centro di produzione di farmaci. Un pericolo enorme da tenere in considerazione.

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