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L’Unione Europea rappresenta il mercato unico più ricco, competitivo, produttivo e aperto del pianeta. Un primato, quello dell’euromercato, che riguarda il flusso dei beni, dei servizi e degli investimenti legali che ivi hanno luogo, ma che è esteso anche al traffico di un bene illegale: la cocaina. Perché la galassia dei 27+1 (il Regno Unito) è seconda in termini di consumo di bianca soltanto agli Stati Uniti e, negli anni recenti, la domanda di questo prodotto è andata crescendo esponenzialmente.

Scrivere della cocainizzazione dell’economia e delle società dell’Unione Europea e dei satelliti che vi orbitano attorno è più che importante: è fondamentale. Perché cocaina in circolazione per le strade europee non significa soltanto tossicodipendenza e degrado, ma anche guerre tra narco-bande per il controllo delle piazze di spaccio, crescendo del traffico di armi dai Balcani al resto d’Europa – per combattere sopraccennati conflitti –, incancrenimento delle istituzioni causa corruzione data dalla tentacolarizzazione del crimine organizzato, inquinamento delle economie nazionali provocato dalla circolazione di narco-euro e, ultimo ma non meno importante, nascita di narco-Stati nel cuore del Vecchio Continente.

Le guerre della cocaina nel cuore d’Europa

Quando si scrive e si parla di guerre della droga la mente va subito all’America Latina, a nazioni come Messico e Brasile, ma la dura verità è che questa granguignolesca pioggia di polvere bianca che sta sommergendo l’Europa, intossicandone (ed uccidendone) gli abitanti, ha indotto, già da molto tempo, dei fenomeni di terzomondizzazione e messicanizzazione in uno stuolo di aree del nostro continente. Numeri e fatti possono esplicare il quadro della situazione:

L’ascesa della Mafia Shqiptare

Il mese di luglio si è aperto con la conduzione di una vasta operazione di polizia multinazionale, coordinata da Eurojust, che ha condotto alla detenzione di 38 persone in Albania. Gravi le accuse nei confronti degli arrestati: dal riciclaggio di denaro illegale al traffico internazionale di stupefacenti. Consistenti i beni sequestrati: 6 tonnellate di droga e 55 milioni di euro. Ed eloquente la caratura dei presunti colpevoli: dai narcotrafficanti agli agenti di polizia, passando per i  procuratori in servizio.

Un’operazione, quella di inizio luglio, che non presenta nulla di unico né di eccezionale, essendo una delle tante che hanno oramai periodicamente luogo nel Vecchio Continente. Dall’Inghilterra all’Italia, passando per Belgio e Spagna, questo crescendo di operazioni (ci) racconta qualcosa sull’evolvere dell’euromercato della cocaina: è sempre meno “cosa nostra” – cioè delle mafie del Bel Paese –, ed è sempre più “cosa loro” – cioè dell’eterogenea Mafia Shqiptare. Perché e a loro, ai narcos provenienti dalla terra delle aquile, che si devono le tempeste di sangue e cocaina che stanno investendo la vecchia Europa, ma anche luoghi insospettabili, come l’Ecuador. Tempeste che, naturalmente, stanno avendo ricadute perniciose anche sull’Albania, una democrazia giovane e con un elevato potenziale, ma sulla quale grava l’accusa di essere il primo narco-Stato d’Europa.

La cocainizzazione dell’Europa

Numeri e fatti, di nuovo, possono esplicare ciò che alle parole non riesce, illustrando le ragioni per cui non è eccessivo né sbagliato ritenere la cocainizzazione dell’Europa il frutto marcio dell’albanesizzazione del panorama criminale europeo e, più nello specifico, della tratta internazionale della “bianca”:

  • Appartenenti alla Mafia Shqiptare sono gli amministratori-ombra del porto di Anversa – dove nel primo trimestre del 2021 sono state sequestrate 27,6 tonnellate di cocaina e dove i sequestri vanno aumentando su base annua.
  • Appartenenti alla Mafia Shqiptare sono i nuovi padrini-padroni del mercato della droga britannico – il più profittevole d’Europa –, all’interno del quale giocano “un ruolo significativo nell’intero movimento della vendita all’ingrosso della cocaina”.
  • Di nazionalità albanese sono i membri di Kompania Bello, il primo cartello della droga puramente ed esclusivamente shqiptar, con base a Quito, che ha svolto un ruolo determinante nell’incrementare il volume di cocaina disponibile nelle piazze europee.
  • In America Latina, un tempo meta (quasi) esclusiva di negoziatori e narcotrafficanti appartenenti alle mafie italiane, negli anni recenti è aumentata significativamente la presenza dei narcos provenienti dall’Albania, che ivi hanno stabilito sedi operative dalle quali gestire il traffico di cocaina verso l’Europa e siglato delle alleanze con i cartelli locali che, poco a poco, gli stanno permettendo di ascendere al trono mondiale della tratta di “neve”. Nel novero dei casi più emblematici, a questo proposito, oltre al già menzionato Kompania Bello, figurano quelli di Adriatik Tresa – il narco-re di Guayaquil assassinato lo scorso novembre – e di Ermal Hoxha – nipote del fu dittatore Enver Hoxha, condannato nel 2017 a dieci anni di carcere per aver messo in piedi un traffico di cocaina dalla Colombia.
  • È dal 2018 che i sequestri di cocaina in Europa aumentano su base annua, infrangendo, dunque, un nuovo record ogni anno  – sia sufficiente pensare che è stata sequestrata più cocaina ad Anversa nei primi tre mesi del 2021 (27,6 tonnellate di cocaina) che nell’intero 2014, quando le autorità intercettarono “solo” 8,1 tonnellate.
  • Valore e dimensioni dell’euromercato della cocaina hanno registrato un incremento del 60% dal 2013 al 2017, secondo le stime dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, passando da meno di sei miliardi di euro a nove miliardi.
  • La prestazione di cui sopra rende la cocaina la droga il cui mercato è cresciuto e va crescendo più velocemente.

Scorrono sangue e cocaina lungo la Guayaquil–Durazzo, la Guayaquil–Anversa e la Belgrado–Tirana–Stoccolma. E scorrono sangue e cocaina per le strade dell’anziana e crescentemente tossicodipendente Europa, i cui abitanti, alimentando la domanda di cocaina e altre sostanze stupefacenti, stanno contribuendo inconsapevolmente a riscrivere la mappa del crimine organizzato transnazionale e sono i mandanti morali di tutti quei crimini che i narcos commettono nel nome di Mammona. Crimini come l’assassinio di Jan Prenga, un onesto e conosciuto imprenditore rapito da un commando il 17 gennaio 2020 a Kamza (Albania) e mai più ritrovato. Sequestrato a causa altrui – una vendetta trasversale della temibile Kompania Bello contro il di lui fratello, Astrit, implicato nel narcotraffico in Inghilterra – in un luogo che, per uno strano scherzo del destino, riassume in due parole la globalizzazione del crimine organizzato: London Street.

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