Il Colt AR-15, dove AR sta per ArmaLite, è strettamente correlato ai fucili militari M16 e M4 Carabine, che condividono tutti lo stesso modello di otturatore rotante a gas (combinato con un pistone integrato).

Il termine “AR-15” è ora comunemente usato per riferirsi solo alle varianti civili, ovvero prive della funzione completamente automatica. L’AR-15 è un fucile con una lunga e leggendaria storia di sviluppo e implementazione che risale agli anni ’50, ed ancora oggi è tra i più venerati e temuti dagli appassionati di armi.

L’AR-15 è un’arma sviluppata per soddisfare un’esigenza: erano gli anni ’50 e il fucile in uso era ancora l’M1 Garand utilizzato durante la Seconda guerra mondiale. Il Garand era un’arma eccellente per quei tempi, tuttavia, presentava alcuni difetti che si evidenziarono verso la fine del conflitto: il proiettile aveva un potere d’arresto basso, l’arma e le munizioni avevano un peso notevole, e soprattutto non poteva mantenere un rateo di fuoco sostenuto rispetto ad altre armi più moderne. Così l’esercito americano iniziò a cercare un sostituto per l’M1 e la carabina M2, entrambe armi che utilizzavano il calibro .30. Così quando venne indetta una gara d’appalto per un nuovo fucile nel 1956, ArmaLite, un nuovo produttore di armi da fuoco, si precipitò a presentare una serie di modelli designati come AR-10, con il formato 7,62×51 millimetri. I militari approvarono l’arma da fuoco per la produzione, in seguito nota come M14, che sostanzialmente era un M1 Garand adattato ai nuovi calibri 7.62 e costruito con fuoco selettivo. Tuttavia, l’M14 non era all’altezza del campo di battaglia, così ArmaLite fabbricò una nuova versione dell’AR-10, l’AR-15 progettato per usare un calibro inferiore, il 5,56 millimetri.

Sebbene l’AR-15 avesse soddisfatto tutte le specifiche di progettazione e avesse persino trovato recensioni favorevoli, alla fine venne abbandonato e ArmaLite, in difficoltà finanziarie, vendette i diritti dell’AR-15 e dell’AR-10 a Colt. L’esercito degli Stati Uniti continuò a testare l’AR-15, scoprendo che molti tiratori ottenevano una maggiore precisione di tiro e controllo sull’arma, principalmente grazie ai proiettili da 5,56. Questa scelta del calibro consentiva infatti molta più accuratezza nel tiro a lunga distanza e soprattutto le truppe potevano trasportare più munizioni in combattimento. L’AR-15 venne adottato ufficialmente nel 1962 dopo alcune modifiche al design, ed entrò in produzione in due varianti, denominate M16 e M16A1.

Nel 1963 il segretario alla Difesa Robert McNamara ordinò 85mila M16A1 per l’uso da parte delle forze armate statunitensi diventando il fucile d’assalto simbolo del conflitto in Vietnam e delle forze armate Usa da quel momento in avanti. Poco dopo, Colt iniziò a produrre il fucile semiautomatico AR-15 per uso civile e per le forze dell’ordine. Oggi, l’AR-15 è il fucile più affidabile e utilizzato negli Stati Uniti e gli attuali progressi nella tecnologia delle armi da fuoco continuano a migliorarne le prestazioni.

Forse proprio la facilità d’uso, la versatilità e leggerezza, fanno dell’AR-15 l’arma preferita, nell’ultimo decennio, per compiere le peggiori sparatorie di massa degli Stati Uniti. La National Rifle Association stima che ci siano circa otto milioni di AR-15 e sue varianti in circolazione, e dice che sono così popolari che “AR” dovrebbe significare “America’s Rifle”.

I fucili in stile AR-15 erano già in circolazione da più di 40 anni prima che il primo fosse usato in un omicidio di massa, in un appartamento a Crandon, nel Wisconsin, nel 2007. L’assassino uccise sei persone e poi si tolse la vita. Altre sparatorie che hanno visto l’AR-15 come protagonista sono state il massacro di 58 persone a Las Vegas a ottobre del 2017, la sparatoria in una chiesa di Sutherland Springs, Texas, che ha causato 26 vittime a novembre dello stesso anno, quella al nightclub Pulse a Orlando, in Florida, che ha provocato 49 morti nel 2016, quella a San Bernardino, California, che ha ucciso 14 persone nel 2015, e ancora quella alla Sandy Hook Elementary School nel Connecticut che ha causato 27 vittime nel 2012, senza dimenticare la recentissima alla scuola elementare di Uvalda, in Texas, in cui hanno trovato la morte 19 bambini e due insegnanti.

Forse a far scegliere l’AR-15 non è nemmeno la sua leggerezza o il fatto di poter avere 30 colpi nel caricatore ma proprio la sua storia, ovvero quella di un’arma che, nella sua versione militare, ha caratterizzato tutti i conflitti degli Stati Uniti dal Vietnam in avanti. Un’arma impressa nell’immaginario collettivo di una nazione intera, così come il conflitto nel Sudest Asiatico, e quindi, complice la facilità con cui si può acquistare un fucile d’assalto in certi stati degli Usa e la cattiva educazione al maneggio delle armi da fuoco, in una mente squilibrata diventa lo strumento principale per compiere una strage.

Più che interrogarsi sulla libera vendita delle armi da fuoco – che comunque andrebbero vendute solo dopo accurati accertamenti -, occorrerebbe fare una seria disanima dell’archetipo dello stragista statunitense, che molto spesso è giovanissimo e ha dimostrato di avere comportamenti antisociali, pertanto il vero problema risiede nella stessa società statunitense più che nella facilità di acquistare un fucile – stante anche il fatto che esistono Paesi, come la Svizzera o la Norvegia, dove le armi sono molto diffuse tra i privati –, perché quando il disagio psicologico non viene in qualche modo curato, quando al contrario tutto quello che c’è intorno non fa che aumentarlo, non serve un fucile o una pistola per fare una strage, basta un coltello, un piccone o un’automobile lanciata a tutta velocità sulla folla.

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