Bruxelles, capitale del Belgio e cuore pulsante dell’Unione Europea, dovrebbe essere tra i luoghi più sorvegliati e sicuri del continente, nonché tra i più coesi socialmente e prosperi economicamente, ma così non è. Perché in questa realtà di un milione e duecentomila abitanti, composta dall’unione di diciannove comuni, gli indici di criminalità, disoccupazione e povertà variano a seconda del codice postale, dando luogo a delle enormi disparità socioeconomiche che si riflettono nella quotidianità degli abitanti, nella sezione cronaca dei giornali.
La regione di Bruxelles Capitale è la congiunzione di due mondi uniti ma separati, comunicanti ma non dialoganti, per i quali ogni occasione di incontro è causa di scontro. Scontro come gennaio 2022, quando gli abitanti delle periferie hanno invaso il quartiere europeo e utilizzato le (quasi inesistenti) restrizioni antipandemiche come pretesto per mettere a ferro e fuoco “la Bruxelles bene” – bilancio: 15 feriti e 230 arresti. O scontro come gennaio 2021, quando le minoranze hanno protestato contro la brutalità poliziesca – bilancio: 5 feriti, 116 arresti, vettura di re Filippo in fuga.
Bruxelles è la metropoli delle contraddizioni, dove è possibile che esistano comuni come Ixelles ed Etterbeek, a disoccupazione prossima allo zero e stipendi negoziabili al rialzo, e comuni come Molenbeek, dove un abitante su tre è fisiologicamente disoccupato, e dove esistano quartieri come il distretto europeo, dotati di telesorveglianza 24/7 e vigilanza privata, e la zona della stazione nord, dove “lo spaccio di droga, il senzatettismo, le molestie alle donne, la prostituzione e il crimine in generale hanno raggiunto dei livelli tali che le forze dell’ordine faticano a gestire”.
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Quartieri fuori controllo
A Bruxelles è un segreto di Pulcinella: alla stazione nord non ci si reca per prendere un treno, ma soltanto per acquistare stupefacenti, commettere qualche crimine o spendere del denaro nell’affollato marciapiede a luci rosse. E chi vi si reca per altri motivi, nulla aventi a che fare con quelli sopraesposti, va incontro a una varietà di pericoli: molestie, aggressioni, rapine.
La situazione nella zona della stazione nord, che costituisce il centro del paragrafo turco-marocchino di Schaerbeek e giace a ridosso dei lunghi viali dello shopping del centro storico, ha superato da tempo la soglia della “sostenibilità”: troppi crimini, immigrati problematici, poliziotti assenti, autoctoni in fuga, aziende straniere, come la BNP Paribas, costrette ad assumere guardie private per proteggere il personale. L’unico modo per ripristinare l’ordine e la legalità? L’intervento del governo centrale, ad oggi latitante, e l’applicazioni di leggi severe ed espulsioni. Dichiarazioni forti, che qualcuno taccerebbe di populismo, e provenienti non da un deputato del Vlaams Belang ma dalla tutrice di Schaerbeek, la sindaca progressista Cécile Jodogne.
I numeri danno a ragione a Jodogne: la zona della stazione nord è sovrarappresentata nelle statistiche sulla criminalità relative alla regione di Bruxelles Capitale, contribuendo a renderla “una anomalia, a causa di sparatorie e accoltellamenti alla luce del giorno, in un Paese che altrimenti registra dei bassi tassi di criminalità”.
La (pessima) fama di questo quartiere, che è il motivo per cui gli omicidi nella capitale belga sono in aumento da un decennio – il picco nel 2018: 194 –, è tale da aver traversato l’Atlantico e raggiunto gli Stati Uniti, il cui portale sui viaggi in sicurezza all’estero – US Overseas Security Advisory Council – da anni mette in guardia i cittadini dai rischi che corrono recandosi a Bruxelles:
- Luogo ad alto rischio per il terrorismo;
- Luogo a medio rischio per la criminalità;
- Luogo a medio rischio per la violenza politica e i disordini civili;
- Noto luogo di transito per il traffico di droga;
- Metropoli con una serie di quartieri, come la zona della stazione nord, dove sono frequenti i picchettamenti, i furti e gli scippi.
Crimini in aumento
Complice la presenza capillare di sterminati quartieri-dormitorio (in espansione) ai bordi dei centri storici delle principali metropoli, da Bruxelles ad Anversa, il Belgio va vertiginosamente scalando la gerarchia della criminalità e dell’insicurezza dell’Unione Europea. Una situazione di cui può cogliere la profondità soltanto facendo ricorso ai numeri:
- Otto donne su dieci dichiarano di aver subito aggressioni sessuali, in forma di molestie o stupri, secondo una maxi-inchiesta condotta nel 2021 dalle università di Ghent e Liegi in collaborazione con l’Istituto nazionale di criminalistica e criminologia.
- I reati a sfondo sessuale a Bruxelles hanno registrato un vero e proprio boom a partire dal 2017, passando dai 924 di quell’anno ai 1.977 del 2020 – cioè una media di nove al giorno.
- Il Belgio è, dal 2017, la “capitale europea delle rapine”: una media annuale di 146,7 rapine violente ogni centomila abitanti contro una media europea inferiore alle 60.
- Anversa è, da anni, la principale porta d’accesso della cocaina sudamericana in Europa: 65,5 tonnellate di bianca sequestrata nel solo 2020.
Dalla presenza di aree ad accesso vietato al radicamento del crimine organizzato transnazionale, passando per l’emergenza stupri, Bruxelles è la prova di come, a volte, dietro il luccicore delle vetrine, in questo caso rappresentate dalle sedi avveniristiche e accattivanti delle principali istituzioni dell’Unione Europea, si nascondano segreti indicibili e traffici illeciti dalle dimensioni solo lontanamente immaginabili.