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Il panorama criminale europeo è stato riscritto e ristrutturato profondamente dalla demografia e della globalizzazione. La demografia ha portato ai vertici della piramide del crimine organizzato del Vecchio continente i clan del narcobanditismo francese, la Mocro Maffia e le cosche della mafia albanese. La globalizzazione ha trasformato la cocaina in oro in polvere. Demografia e globalizzazione, insieme, hanno trasformato l’Europa nel mercato della droga più vasto del pianeta, secondo solo a quello statunitense, e condotto ad un lento quanto brutale processo di cocainizzazione della società e dell’economia.

Scrivere e parlare della cocainizzazione del Vecchio Continente e del suo vicinato, ovverosia i Balcani, è più che importante: è indispensabile. Perché cocaina in circolazione per le strade europee non significa solamente tossicodipendenza e degrado, ma anche faide tra narco-bande per l’egemonizzazione delle piazze di spaccio, crescendo del traffico di armi dai Balcani al resto d’Europa – per combattere sopraccennati conflitti –, incancrenimento delle istituzioni causato dalla tentacolarizzazione al loro interno della criminalità organizzata, avvelenamento delle economie nazionali indotto dalla propalazione di narco-euro e nascita di narco-stati, aree ad accesso vietato e zone grigie dove il crimine detta legge. Narco-stati come gli insospettabili Paesi Bassi. E zone grigie come quelle infestano Anversa, la capitale europea della bianca.



Anversa, la città della cocaina

Anversa, città più popolosa del Belgio e secondo porto più trafficato del Vecchio Continente – dopo quello di Rotterdam –, nasconde un terribile segreto: è la capitale europea della cocaina ed una Babele di bande di strada, cosche mafiose e organizzazioni criminali implicate in un bellum perpetuum per il controllo di tutto ciò che è illecito.

Anversa è il crocevia in cui si incontrano, e non di rado si scontrano, le strade dei narcotrafficanti di ogni estrazione e nazione, dagli ‘ndranghetisti agli israeliani, e dai ceceni agli albanesi, e il motivo è esclusivamente uno: questa è, dai primi anni Dieci, la principale porta d’accesso della cocaina sudamericana in Europa.

I numeri, molto più delle parole, possono aiutare chi legge a comprendere le dimensioni di un fenomeno, quello della trasformazione di Anversa nella capitale del crimine organizzato mondiale, che nei primi anni Venti ha raggiunto e poi superato la soglia della sostenibilità, intossicando le istituzioni locali e corrompendo gli incorruttibili. I numeri sono i seguenti:

Una narco-città

Quantificare i narco-euro in circolazione ad Anversa è impossibile: sono troppi. Al tempo stesso non è possibile elaborare delle stime realistiche della droga che sfugge alla sorveglianza e al fiuto dei cani della narcotici: è troppa – una media, sembra, di un carico sequestrato ogni nove smistati nell’ombra. Non si tratta di esagerazioni, di affermazioni sensazionalistiche, quanto delle conclusioni laconiche degli inquirenti che lavorano notte e giorno al fascicolo Anversa.

Tanti sono i narco-euro in circolo che Kevin Daniels, il capo della divisione europea della Drug Enforcement Administration (DEA), ha parlato di una “economia della droga”, mentre l’attuale sindaco, Bart de Wever, ha denunciato che “ogni strato della società è stato infettato”. Perché i narcotrafficanti spendono come investono, ripulendo tutto quel che possono in attività lecite e, paradossalmente, contribuendo alla creazione di prosperità e posti di lavoro.



Contrastare i padroni di Anversa, il cui fato è oggetto di contesa tra i mafiosi albanesi e i gangster della Mocro Maffia, non è per niente facile. Perché il controllo del porto, esercitato comprandone e/o aggredendone i lavoratori, ha dotato i narcotrafficanti di un patrimonio immenso, superiore ai sei zeri, che è stato ed è utilizzato per corrompere coloro che dovrebbero essere incorruttibili, come i poliziotti e gli uomini di legge.

La corruzione degli incorruttibili

Quanto la cocaina abbia corrotto l’anima di Anversa, quasi fino a farla marcire, i più lo hanno appreso nel marzo 2021, quando le autorità belghe, a mezzo della maxi-operazione Sky ECC, hanno assestato ai padrini padroni della città portuale il più duro colpo della storia:

  • 200 luoghi perquisiti in tutto il Belgio;
  • 48 arresti;
  • Sequestro di 17 tonnellate di cocaina;
  • Confisca di otto macchine di lusso e un milione e duecentomila euro in contanti.

Narcotrafficanti, narcotici e narco-euro a parte, l’operazione Sky ECC è stata anche e soprattutto una caccia agli insospettabili complici dai colletti bianchi, come gli uomini di legge, e blu, come addetti portuali e funzionari della dogana. Caccia che ha condotto alla traduzione in carcere di: due avvocati penali, una dipendente comunale, una funzionaria portuale, un’impiegata presso FPS Finances, un ispettore di polizia, un’aiutante del pubblico ministero e un lavoratore ospedaliero.

L’operazione Sky ECC ha contribuito a scoperchiare il vaso di pandora, a portare la corruzione sotto la luce del Sole, ma i casi eclatanti di collusione non sono mancati negli anni recenti. Nel 2019, ad esempio, due poliziotti erano stati incarcerati con l’accusa di passare informazioni sensibili ai narcotrafficanti. Nulla di comparabile al salto di qualità rivelato da Sky ECC, comunque, dato che tra i corrotti, oltre al classico uomo in divisa, si trovavano persone in grado di accedere ai dati sensibili e riservati di ogni cittadino. Dati, gigabyte di dati, che sono stati effettivamente passati ai narcotrafficanti, non si sa per quale motivo, e sulla cui fine oggi indagano gli inquirenti.

Nell’attesa che le indagini facciano il loro corso, smantellando integralmente la rete di colletti blu e bianchi al soldo dei clan, dai capi del gotha del narcotraffico transatlantico è provenuto un grido: vendetta. Grido che ha comportato la messa in stato di protezione continua del sindaco di Anversa, de Wever, perché sul suo capo è stata posta una taglia. E che il 22 gennaio di quest’anno è stato sentito anche nelle Fiandre, dove ignoti hanno giustiziato uno degli storici controllori del porto di Anversa, l’albanese Bledar Muça, colpevole, forse, di aver permesso che Sky ECC accadesse.

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