Dopo aver vissuto varie esperienze personali e professionali, ad un certo punto della mia vita ho deciso di “mettermi al servizio”.
Nel gennaio 2017, dopo essermi imbattuto nell’immagine di un gruppo di uomini semi-scalzi, allineati sotto la neve in attesa della loro razione di cibo, ho sentito la necessità di capirne di più e, in qualche misura, rielaborare in prima persona quella visione che, fino a quel momento, associavo ad un’epoca che ritenevo remota. Uno dei capitoli più oscuri della storia umana: l’olocausto. Sono partito così per Belgrado dove ho improvvisato il mio primo fotoreportage sulle migliaia di migranti bloccati alle porte d’Europa.
Da quel momento è iniziato il mio impegno alla ricerca di un linguaggio fotografico finalizzato ad informare, suscitare empatia e creare consapevolezza. Con il proposito e l’ambizione di fornire così il mio piccolo contributo alla formazione di una massa critica e un coinvolgimento pubblico verso temi tra loro interconnessi quali antropocentrismo, specismo e crisi climatica.
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