In Italia è conosciuto come mar Morto, ma in ebraico il suo nome è Yam HaMelah che letteralmente vuol dire “Mare del Sale” e questo dà idea della natura del luogo in questione. Paesaggi storici, unici e mozzafiato ma la particolarità del Mar Morto consiste soprattutto nel fatto di essere situato nella depressione più profonda al mondo. Non ci sono emissari, l’acqua nel corso dei millenni è evaporata creando un’altra caratteristica che rende questo bacino famoso in tutto il pianeta, ossia la forte salinità. Ma un allarme lanciato da diversi studiosi nei giorni scorsi, presenta in un futuro non troppo lontano il mar Morto come un’unica grande distesa di sale. Al posto di uno specchio d’acqua in cui si sono riflesse importanti pagine di storia, potrebbe presentarsi entro poche decadi un immenso deserto di sale ai confini di Israele, Giordania e della Cisgiordania.
Tra fenomeno naturale ed abuso delle risorse
L’evaporazione delle acque e la loro non compensazione è una caratteristica insita nella natura del mar Morto: soltanto il fiume Giordano ed altri torrenti di minore importanza immettono acqua in questo bacino che, come detto, è privo di emissari e si trova in una depressione che raggiunge anche i 420 metri di profondità. In queste condizioni, l’acqua che evapora non viene sostituita e dunque il mar Morto da millenni si ritira sempre di più. Ma da qualche anno a questa parte è ben visibile un’accentuazione inesorabile della diminuzione dello specchio d’acqua: strade litoranee distanti chilometri dal mare ed alberghi sulla spiaggia ora di fatto nel cuore di un deserto di sale, danno idea ad occhio nudo e senza necessità di approfonditi studi dell’attuale situazione in cui versa il mar Morto.
A cosa è dunque dovuta questa accelerazione del ritiro delle acque? La mano dell’uomo è evidente soprattutto nell’aumento delle estrazioni minerarie: da questo specchio d’acqua salato, vengono tirati fuori alcuni dei minerali più importanti per la realizzazione di cosmetici e fertilizzanti. L’economia relativa alle estrazioni è molto importante sia per Israele che per la Giordania, entrambi i paesi sono destinatari infatti di un giro d’affari di svariati miliardi di Dollari a cui certamente non è facile rinunciare. Ma non solo: l’unico immissario del mar Morto, ossia il fiume Giordano, vede diminuire ogni anno la sua portata verso il bacino in questione in quanto intensamente utilizzato per l’agricoltura. Il deserto di sale che entro cinquant’anni potrebbe prendere completamente il posto del mar Morto, non sta creando solo un curioso effetto ottico a turisti ed abitanti della zona, ma anche seri problemi di sicurezza: lì dove l’acqua ha lasciato spazio ad una terra resa fragile dal sale, si creano delle profonde voragini molto pericolose.
Dall’altro lato, il comportamento delle acque del mar Morto appare ingestibile: proprio nella giornata di giovedì, un’improvvisa ed inattesa inondazione ha ucciso nove giovani israeliani accampati in un punto che sembrava lontano dallo specchio d’acqua. Le vittime erano tutti studenti che si preparavano ad un’esercitazione in vista delle leva obbligatoria dell’esercito e l’episodio, oltre a destare commozione nel paese, sta ancora una volta permettendo di accertare la natura non certo prevedibile del mar Morto.
Le possibili soluzioni
Già dagli anni 70 sono state avanzati progetti, alcuni anche faraonici, per provare a salvare il mar Morto e ad evitarne una fine che sembra oramai prossima. L’operatività di tali piani però non è mai stata resa attuale, al momento, sia per motivi legati alla natura del territorio che per ragioni meramente politiche. Il mar Morto si trova nella zona dove confluiscono i confini di Israele, Giordania e della Cisgiordania, non certo quindi una situazione che faciliti in qualche modo accordi ed intese tra i governi coinvolti. Eppure, tra vecchi ed accantonati progetti di tunnel e canali capaci di portare l’acqua direttamente dal mar Rosso, qualcosa sembra muoversi: nello scorso mese di luglio, Israele ed autorità nazionale palestinese hanno siglato un accordo per la realizzazione di un progetto volto ad immettere nel mar Morto le acque del mar Rosso.
Non solo 220 km di nuovo canale da far partire dalla sponda israeliana del mar Rosso, ma anche un grande impianto di desalinizzazione in grado di risolvere il problema della differenza del grado di salinità dei due mari. Un’intesa importante, salutata positivamente anche da un punto di vista politico ma che vacilla pericolosamente ed è irrimediabilmente legata al livello di rapporti altalenanti tra israeliani e palestinesi. Di certo, se non si interviene in tempo, il paesaggio della zona potrebbe cambiare per sempre, facendo variare in tal modo connotati e dna di intere comunità.