Già dall’inizio degli anni ’90 gli scienziati iniziano a notare delle importanti mutazioni genetiche negli elefanti: alcuni esemplari infatti nascono senza zanne. Se prima tale mutazione sembra riguardare soltanto una minima percentuale dei pachidermi, racchiusa tra il 2 ed il 4%, adesso il fenomeno viene notato in almeno un terzo della popolazione femminile. Ma anche tra i maschi nascono sempre più esemplari senza le caratteristiche zanne, che da milioni di anni caratterizzano gli elefanti.

Una mutazione genetica sorta per difendersi dai bracconieri

Joyce Poole, studiosa di elefanti e ricercatrice che da anni osserva il comportamenti di questi animali presso il parco nazionale di Gorongosa, in Mozambico, sembra non avere dubbi. La mutazione genetica che porta sempre più pachidermi a nascere senza zanne è frutto di una reazione che la stessa natura ha nei confronti dei bracconieri. La tesi di Poole è esposta in uno studio pubblicato su National Geographic e riportato dal quotidiano francese Le Figaro. I cacciatori di elefanti, purtroppo sempre molto attivi sia in Africa che in Asia, ogni anno uccidono in media circa 45mila esemplari di pachidermi. La popolazione degli elefanti è scesa drasticamente negli ultimi anni, passando dal milione calcolato negli anni ’70 ai circa 415mila odierni. Un numero ridotto più della metà in meno mezzo secolo.

I bracconieri che vanno a caccia di elefanti cercano soprattutto di fare affari con l’avorio, contenuto nelle zanne. Nel mercato nero questo materiale frutta parecchio, vale svariati milioni di Dollari ed è richiesto per tanti usi. Nonostante negli ultimi decenni a livello internazionale l’allarme sul destino degli elefanti sia stato più volte lanciato, con interventi anche di natura legislativa in diversi paesi volti a diminuire l’utilizzo dell’avorio ed a contrastarne l’illecito commercio, i bracconieri continuano nella loro opera devastante per la vita degli animali. Ed allora, ecco che dove non arriva l’uomo arriva la natura: già da più generazioni, gli elefanti iniziano a nascere senza zanne. Secondo Joyce Poole il Dna degli elefanti sta reagendo al problema relativo al bracconaggio, togliendo direttamente la fonte di avorio e dunque facendo crescere la popolazione che nasce priva delle zanne. In questo modo viene tolto ai bracconieri ogni pretesto per continuare la caccia ai pachidermi.

Una mutazione che nasconde insidie

Non si tratta di geni modificati dall’uomo o da eventi esterni alla natura. La mutazione che sta portando sempre più elefanti a nascere senza zanne è un fenomeno esclusivamente naturale. Non è stato ancora individuato il gene responsabile, ciò che sembra assodato nello studio della Poole è che madre natura sta cercando di rendere meno vulnerabile ai bracconieri gli elefanti. Ma se da un lato nascere senza zanne vuol significare far evitare ad un esemplare di finire nel mirino dei cacciatori, dall’altro questa mutazione potrebbe avere conseguenze nefaste a lungo termine. Le zanne infatti sono essenziali per vivere e per riprodursi. Grazie alle zanne questi pachidermi hanno gli strumenti per scavare nel terreno oppure per strappare le cortecce e ricavare le fibre necessarie per il proprio nutrimento.

Così come le zanne assumono tra i maschi una funzione importante per la riproduzione. Infatti gli esemplari maschi lottano fra loro per contendersi un esemplare femminile, chi nasce senza zanne ovviamente parte svantaggiato. Questa circostanza spiegherebbe inoltre, sempre secondo Joyce Poole, il motivo per il quale la mutazione genetica riguardi più le femmine che i maschi. Ma in entrambi i sessi essa appare in ogni caso in aumento. E questo, senza dubbio, non è un buon segnale: se un giorno la mutazione dovesse raggiungere il 100% della popolazione, allora la sopravvivenza degli elefanti potrebbe essere messa in seria discussione. Molti di loro non si potrebbero più difendere, specie se vivono in stato selvaggio, con la possibilità di essere più facilmente attaccati da altri animali. Così come, per l’appunto, si constaterebbero gravi problemi per la nutrizione e la riproduzione. Un danno dunque indiretto da parte dell’uomo: lì dove non arrivano i bracconieri, arriva però una natura che per difendersi dalla scure dei cacciatori è quasi costretta a rendere più vulnerabili gli elefanti.