Oslo, capitale della Norvegia e città di 650mila abitanti, sta ponendo in essere un ambizioso piano di transizione ecologica destinato a trasformarla nel centro europeo più all’avanguardia sotto il profilo della sostenibilità ambientale e dell’impatto sul clima delle sue attività sociali ed economiche.  La socialista Marianne Borgen, che dal 2015 guida l’amministrazione cittadina, ha fatto della sostenibilità una sfida chiave e dichiarato guerra alla mobilità privata annunciando lo stop totale alle auto (anche elettriche) nel centro storico “allargato” a partire dal 2019.

Ma l’ambientalismo che influenza le scelte politiche dell’amministrazione di Oslo non è certamente impositivo. Il bando alle auto non cade isolato (fatto che lo renderebbe una misura impopolare e controproducente), ma è inserito in un coerente disegno di lungo periodo, certificato nel progetto Oslo Green Capital 2019, che prende il nome dalla nomina conferita dalla Commissione europea alla capitale norvegese come città “verde” del prossimo anno.

Come scrive Il Sole 24 Ore, ” la capitale norvegese punta a tagliare le emissioni del 36% entro il 2020 (rispetto ai livelli del 1990) e addirittura del 95% entro il 2030. In che modo? Agendo con determinazione su diverse leve: entro il 2020, per esempio, tutti i mezzi di trasporto pubblico dovranno essere emission free, taxi compresi. Ma già dal 2016, per la prima volta nella storia, a Oslo sono stati fatti più viaggi con mezzi pubblici che con auto private. La capitale nordica è inoltre da tempo la capitale mondiale della e-car, con oltre il 60% delle vetture nuove elettriche, ibride o a idrogeno: merito degli enormi incentivi esistenti da tempo”, mentre il miglioramento del manto stradale e delle infrastrutture pedonali ha fatto sì che circa un terzo degli spostamenti dei cittadini di Oslo avvenga oggigiorno a piedi.

La Norvegia, del resto, rappresenta un vero e proprio esempio di lungimiranza, e la sfida lanciata da Oslo si inserisce in un filone consolidato. Basti pensare all’esperienza del fondo sovrano del Paese, che nell’ultimo mezzo secolo si è arricchito attraverso l’accumulazione dei proventi della rendita petrolifera messi a disposizione come vero e proprio tesoro nazionale per garantire, sul lunghissimo periodo, la sostenibilità dei servizi sociali e civici agli abitanti. Negli ultimi anni, gli sviluppi del contesto internazionale hanno trainato la Norvegia verso un riorientamento delle sue prospettive.

Come scritto su Gli Occhi della Guerra“nonostante un reddito pro capite di 74mila dollari e una bilancia commerciale che nel 2016 ha chiuso in attivo di circa 19,4 miliardi di dollari, la Norvegia ha subito il contraccolpo del netto abbassamento dei prezzi del petrolio sui mercati internazionali verificatosi negli ultimi anni: come riportato da Jon Henley del Guardian, infatti, tra il 2014 e il 2016 50mila dipendenti dell’industria petrolifera, un quinto del totale, hanno perso il proprio posto di lavoro, mentre al contempo la rendita garantita dal greggio precipitava dal 40%”.

E dall’eolico alla mobilità sostenibile la lotta ai cambiamenti climatici offre uno spunto per consentire a Oslo di puntellare il suo modello socio-economico con un cambiamento di prospettiva certificato dall’azione dell’amministrazione della capitale e cavalcato dalla piccola e media imprenditoria nazionale, interessata ai dividendi economici dello sviluppo sostenibile.

E a coronamento del cambiamento vi sarà la nuova topografia del centro: 730mila metri quadrati di superficie completamente a disposizione dei cittadini e preclusi al traffico automobilistico, inseriti in un sistema resiliente che premia fortemente il trasporto pubblico, vero e proprio cardine del welfare orgoglio dei Paesi nordici. La sfida di Oslo è coraggiosa e rappresenta un caso raro di lotta sistemica al cambiamento climatico globale da parte di un’amministrazione comunale: un esempio potenziale per numerose altre municipalità in Europa e nel mondo.





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