Un’invasione di locuste provenienti dal deserto minaccia il futuro della Somalia. Miliardi di insetti voraci potrebbero distruggere le scorte di cibo del Paese, già messo a dura prova da decenni di conflitto tra ciò che resta del governo centrale ed i ribelli islamisti e dalla pandemia scatenata dal virus SARS-CoV-2. L’Africa Orientale è in attesa di una (possibile) terza ondata di quella chi si sta rivelando una vera e propria piaga e che ha colpito la regione sin dalla fine del 2019. Un’avanguardia di questo esercito minaccioso è già in azione nel distretto di Daynile, vicino la capitale somala Mogadiscio. Centinaia di migliaia di locuste hanno invaso le coltivazioni e la vegetazione della zona: gli abitanti hanno provato a cacciarle, ma senza alcun successo.
Una guerra di trincea
Il 2020 si sta rivelando un anno particolarmente complesso per l’Africa orientale ed il Corno d’Africa. Le inondazioni hanno distrutto abitazioni e mietuto vite umane, un’epidemia di febbre della Rift Valley ha provocato danni alle attività agricole e di pastorizia svolte da alcune comunità mentre gli scontri armati e la crisi economica impattano negativamente sulla situazione umanitaria di questa parte del mondo. A preoccupare, però, sono anche gli sciami di locuste provenienti dallo Yemen ed in grado di spostarsi su lunghe distanze (possono coprire fino a 144 chilometri al giorno) sfruttando i venti.
Il cambiamento climatico ed una serie di disastrose alluvioni, avvenute tra il 2018 ed il 2019 in Medio Oriente e nel Corno d’Africa, hanno fatto proliferare gli insetti ortotteri ed ora la Somalia è alle prese con l’emergenza più grave degli ultimi venticinque anni. Quella contro le locuste rischia di rivelarsi una vera e propria guerra di trincea. Per affrontarle è necessario munirsi di enormi dosi di pesticidi, che dovranno essere spruzzati da elicotteri e da personale a terra dotato di vesti protettive. Il nemico è imponente e determinato a non lasciarsi intimidire: uno sciame di locuste può ricoprire la stessa superficie territoriale di Parigi o New York mentre 40 milioni di insetti hanno lo stesso fabbisogno alimentare di tre milioni di persone.
Problematiche persistenti
In Somalia quasi cinque milioni di abitanti sono alle prese con problemi di insicurezza alimentare e tra questi ci sono più di 180mila bambini che soffrono di gravi forme di malnutrizione. Due milioni e mezzo di sfollati vivono in condizioni molto difficili e nella promiscuità dei campi profughi sembra probabile che il Covid-19 si sia diffuso con una certa facilità. L’ultima carestia ha invece colpito la nazione oltre sei anni fa ed ha provocato la morte di oltre 260mila persone. Sembra paradossale ma è proprio qui, in una delle nazioni più povere del mondo e priva di qualsivoglia risorsa naturale, che le locuste hanno scelto di infliggere gravi sofferenze. Nel mese di luglio, ad esempio, centocinquantamila bambini e le loro famiglie sono stati costretti a fuggire da inondazioni e sciami di locuste che hanno devastato la parte meridionale della Somalia.
La minaccia
La disperazione e l’incertezza potrebbero favorire i radicali islamici di al-Shabaab, impegnati in una lotta senza quartiere (ed apparentemente senza fine) con Mogadiscio. Il gruppo terroristico, che controlla buona parte delle regioni meridionali del Paese, sta cercando di reclutare nuovi adepti tra gli adolescenti che vivono in questi territori ed ha acquisito armamenti sempre più sofisticati. Le forze della Missione dell’Unione Africana in Somalia cercano di aiutare, come possono, l’esercito nazionale ad esercitare un controllo sul territorio. Non si tratta di un compito facile. La Somalia ha vissuto per molti anni, dopo la caduta dell’esecutivo guidato da Siad Barre nel 1991, in uno stato di semi-anarchia e la ricostruzione di un’organizzazione statale è un’operazione lenta e macchinosa. La società somala ha una natura tribale e ciò la rende prona ad un certo frazionamento e ad una più generale difficoltà nell’affrontare quei problemi che richiedono una coordinamento a livello centrale.