È sempre la stessa, identica, storia che si ripete: aumento delle temperature, sfruttamento intensivo del territorio, scarsi investimenti nelle infrastrutture e soprattutto un disprezzo dell’uomo verso l’ambiente che lo ospita. Anche in quelle situazioni in cui sono proprio le singole caratteristiche ambientali di una regione altrimenti desolata che la rendono particolarmente fertile ed opulenta, anche sotto il profilo economico.

Negli anni passati, avevano fatto scalpore le foto diffuse in rete del Mar Morto, il lago di acqua salata che separa Israele dalla Giordania, che negli ultimi trent’anni si è ridotto di oltre un terzo del suo bacino naturale. Questa volta, invece, le immagini provengono dal non lontano Iran, dove il sesto lago di acqua salata del mondo per bacino naturali, il lago Urmia, dal 1995 al 2013 ha perso oltre il 90% del proprio volume. E le conseguenze, anche in questo caso, sono state devastanti: non soltanto per l’ambiente di desolazione che si è in questo modo creato ma anche per l’economia del territorio, completamente distrutta.

Da “paradiso terrestre” a terra di desolazione: il passo è assai breve

Grazie alla presenza del lago Urmia, la regione interessata dall’influenza del bacino idrico era diventata famosa negli scorsi decenni per la variegatissima flora e fauna del territorio: elemento singolare per un territorio altrimenti di deserto come quello dell’Iran. E grazie a tutto ciò, la regione di Urmia era diventata negli anni un’importante meta turistica della regione, permettendo lo sviluppo di un’economia basata sul turismo che aveva arricchito la popolazione locale.

Con il calare del livello del lago, con la scomparsa della florida fauna locale e con l’inaridirsi del territorio tutto questo però ha iniziato a cessare. Adesso, dopo anni di sfruttamento intensivo del territorio in cui non sono stati messi a punto sistemi di salvaguardia ambientale, le città appaiono come lo spettro di loro stesse e la stessa popolazione iraniana ha iniziato ad abbandonare, a causa della crisi, la regione. In uno scenario che, quasi a vista d’occhio, ha trasformato quello che poteva essere definito quasi come un paradiso terrestre in una landa desolata.

Non esiste solo il lago Urmia

Come sottolineato precedentemente, quanto starebbe accadendo al lago salato dell’Iran sarebbe però la stessa situazione che si sta verificando ad un altro lago salato mediorientale: il Mar Morto. Anche in questo caso, infatti, lo scenario è pressoché lo stesso: un’economia fondata sul turismo e sui valori benefici delle acque del bacino idrico e soprattutto un ambiente singolare rispetto agli altri che si possono ammirare nella regione. Tuttavia, anche in questo caso lo sfruttamento intensivo delle sue acque, l’aumento della temperatura media e le poche accortezze dell’uomo hanno portato il bacino idrico a ridursi, al punto da lasciare scoperte intere aree di terreno ormai ricoperte esclusivamente dal sale. Anche in questo caso, però, la situazione era nota già da tempo e le misure messe in campo sono state sostanzialmente nulle nella risoluzione del problema. E in questa situazione, ormai, la tendenza presa dall’abbassamento del livello delle acque è stata definita irreversibile.

Questa situazione, però, dovrebbe però renderci evidente ancora una volta quanto la distruzione di habitat singolari sulla terra possa essere un pericolo non solo per l’ambiente ma anche per noi stessi. Questo perché, in caso di scomparsa di determinati patrimoni ambientali come il lago Urmia e il Mar Morto, a venir meno sarebbe la stessa economia e possibilità di sopravvivenza di quelle società umane che hanno tratto la propria ricchezza proprio dalla simbiosi – o dallo sfruttamento – della regione. E soprattutto, dovrebbe chiarificare quanto, in futuro, sia necessario fare per salvaguardare quelle che, col senno di poi, potrebbero essere considerate perdite disastrose per la ricchezza del nostro pianeta.

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