Goldman Sachs ha annunciato come in futuro non finanzierà più operazioni di trivellazione alla ricerca di petrolio nell’Artico. La decisione della banca americana, destinata a fare da storico per le future scelte degli istituti di credito, è stata giustificata da una maggiore attenzione verso le questioni climatiche e di salvaguardia ambientale. Dopo lo scandalo 1MDB che ha investito anche la dirigenza del colosso bancario americano, Goldman Sachs cerca di rafforzare la sua immagine a livello globale dopo lo scandalo malaysiano. Sebbene negli ultimi anni sia state date concessioni finalizzate alla scoperta di nuovi giacimenti di idrocarburi da parte degli Stati Uniti, della Norvegia e della Russia, non potranno contare sull’appoggio creditizio di Goldman Sachs. Con la decisione di tirarsene fuori, il più grande finanziatore americano del comparto petrolifero rischia di creare un buco difficilmente colmabile dagli altri istituti di credito.

Una scelta ecologica

Non soltanto il petrolio: i portavoce di Goldman Sachs hanno dichiarato come intendano limitare i finanziamenti all’intero comparto del comparto fossile: carbone incluso. Gli unici finanziamenti potranno arrivare per quelle aziende che si impegnano nel limitare le emissioni di anidride carbonica, per limitare l’impatto ambientale dell’inquinamento atmosferico; particolare impulso verrà dunque dato agli impianti che utilizzano la tecnologia di nuova implementazione Ccs per lo stoccaggio di Co2.

La decisione ha ottenuto l’appoggio delle associazioni ambientaliste, che hanno ringraziato il colosso bancario per l’impegno preso nella questione climatica. La decisione di Goldman Sachs è stata la prima a livello americano volta a limitare l’utilizzo degli idrocarburi per incentivare fonti energetiche alternative. Le esortazioni da parte dei gruppi ambientalisti si sono quindi rivolte anche agli altri istituti di credito americani, quali JP Morgan, a seguire l’esempio, chiamati anche loro a dare il proprio contributo.

Goldman Sachs non è un’apripista

Sebbene la decisione abbia valore di storico a livello americano, se si guarda all’Unione europea la decisione di disincentivare gli investimenti alle aziende che operano con gli idrocarburi era già stata attuata. In Francia, Bnp Paribas e Credit Agricole hanno cambiato col tempo la propria posizione dopo la conferenza di Parigi del 2015, col fine di indirizzare il settore verso l’utilizzo delle fonti rinnovabili.

Inoltre bisogna considerare il difficile momento che stanno attraversando i dirigenti della banca americana. Il danno di immagine notevole causato dallo scandalo 1MDB ha reso necessaria una mossa simbolica, al fine di spostare l’attenzione mediatica verso tematiche che mettessero in buona luce l’istituto, anche per evitare riflessioni sui titoli azionari. Dato il fallimento della conferenza Cop25 ed il mancato accordo tra gli Stati e delle linee guida troppo confusionarie, la mobilitazione del settore privato è necessario per svolgere il ruolo di apripista. Gli istituti bancari, sotto questo profilo, sopperiscono bene alla mancanza di direttive pubbliche internazionali, potendo decidere quali progetti finanziare o lasciare senza liquidità necessaria a proseguire.

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